Il nostro intento è quello di parlare del mondo e dei problemi che ci stanno attorno, viviamo nel c**to di un personaggio che abbiamo reso trash col nostro volere: siamo un gruppo, vorremmo arrivare a tutti dappertutto, se ci sono pure i soldi ognuno è più contento, supportiamo l'underground perché è da qui che parte il meglio. La musica da schermo la guardiamo con astio e con scherno il nostro demo è ancora scarno ancora grezzo ma ci divertiamo lo stesso un paio di loop e i nostri amici ci prendono come spalla al concerto ed ecco cominciamo a girare qua intorno. La nostra scioltezza acquisita la nostra attitudine p****, la nostra notte il nostro giorno, la consapevolezza di essere un gruppo, quello che conta è il pubblico. Il secondo demo lascia capire subito dalle prime tracce che siamo cresciuti rispetto a prima, ci sono più certezze più consapevolezze, abbiamo trovato una formula, un modo di essere, il nostro intento iniziale resta, non cessa di esistere, ma si capisce che per suonare in giro per far girare i demo bisogna incanalare, insistere su certi punti, tralasciarne altri, bisogna, trovare spunti intelligenti sui quali scrivere i testi, trovare accordi, basi e arrangiamenti, e rieccoci, con una nuova formula, manteniamo i nostri ideali preferiti più vecchi, sulla copertina più pretese d'immagine, nei locali prendiamo un lauto cachet suonando con gruppi seri, basta feste del liceo disorganizzate, adesso facciamo serate pagate, cover. Troviamo un'etichetta, con tredici pezzi andiamo in stampa, i testi non importano, le idee non ci mancano e per la musica vediamo cosa ci dicono quelli, registriamo i primi pezzi, ci accorgiamo già di non essere più gli stessi, gli amici stronzi, gli invidiosi, i concerti con gruppi semifamosi, i complimenti seriosi dei periodici, l'a***isi fredda di quei tredici pezzi che tutto sommato non sono gloriosi come i primi pezzi storici. Ci va bene, il cd vende, copriamo le spese e adesso? Cosa ci rimane di altro se non suonare, continuare a fare dischi, in fondo ci piace, non ci va di andare a lavorare, intanto studiamo e continuiamo a girare, creiamo pezzi coi nostri accordi vincenti ascoltando cd nuovi veniamo superati da altri ma siamo pazienti, ci sta benissimo essere considerati appartenenti a generi che fra due anni saranno morti, il mondo è pieno di stronzi, infatti un giorno vediamo un gruppo di nome Uochi Toki sul palco, non prendono un soldo ma parlano del progressivo deperimento dei gruppi come noi, tramite uno straniamento impersonano noi stessi, ripercorrono tappa a tappa i nostri successi e i nostri fiaschi, i nostri passi. Il percorso sembra senza pecche, ma loro minano alla base i presupposti, sono un non-gruppo, non avranno mai successo perché non vogliono, non saranno mai nemmeno apprezzati dagli altri perché esagerano, ma sembra che si divertano nel fare del male alla musica, sembra che si divertano nel rodersi della gente che rosica. E noi siamo qui col nostro punk-rock-hip-hop-metal-ska-reggae-del-cazzo e cosa facciamo, dove andiamo? Non possiamo tornare indietro.