La acción se desarrolla en una aldea cercana a París, en época indeterminada.
ATTO I
Scena Prima
(Ampio cortile della casa di Fabrizio. Sul dinanzi
domina un portico rustico con pergolato; ad un
pilastro è appesa una gabbia aperta, dentro della
quale si vede una gazza. Nel fondo e verso il mezzo
è collocata una porta con cancello, per cui si entra
nel cortile. Al di là la scena rappresenta alcune)
CORO
Oh che giorno fortunato!
Oh che gioia si godrà!
PIPPO
Dopo tanti e tanti mesi
Spesi in guerra e fra gli stenti,
Oggi alfine a' suoi parenti
Il padron ritornerà.
CORO, PIPPO
Vieni, vieni, o padroncino;
TUTTI
Vieni a noi, Giannetto amato
Oh che giorno fortunato!
Oh che gioia si godrà!
LA GAZZA
Pippo? Pippo?
PIPPO
Chi ha chiamato?
CORO
(essendosi accorti della gazza, e deridendo Pippo)
Non so niente. - Ah ah ah!
LA GAZZA
Pippo?
PIPPO
Ancora?
CORO
(additandogli la gazza)
Ve' chi è stato.
PIPPO
Brutta gazza maledetta,
Che ti colga la saetta!
LA GAZZA
Pippo? Pippo?
PIPPO
Taci là.
CORO
(deridendo Pippo)
Pippo? Pippo? Ah ah ah!
LUCIA
Marmotte, che fate?
Così m'obbedite?
Movetevi, andate;
La mensa allestite
La sotto alla pergola
Che invita a mangiar.
Che flemma! sbrigatevi:
Pigliate, stendete.
Mio figlio, il sapete,
Dee tosto arrivar.
PIPPO, CORO
Che giorno beato
Dobbiamo passar!
LUCIA
Alfine cessato
Avrò di tremar.
Eh, Ninetta?... Quando io chiamo,
Tutti perdono l'udito.
E colui di mio marito
Dove adesso se ne sta?
FABRIZIO
Tuo marito eccolo qua.
PIPPO, CORO
Ser Fabrizio eccolo là.
FABRIZIO
Egli viene, o mia Lucia,
Come Bacco, trionfante;
Egli reca l'allegria,
Reca il nettare spumante
Che mantiene nelle vene
Il vigor, la sanità.
TUTTI
Viva Bacco e la cantina,
Medicina d'ogni età.
LUCIA
(a Fabrizio)
Ah col suo congedo alfine
Oggi arriva il figlio amato!
FABRIZIO
Certamente; ed ammogliato
Lo vorrei, ben mio, veder.
LUCIA
A me tocca il dargli moglie;
Questo affare a me si aspetta.
Egli dee sposar...
LA GAZZA
Ninetta.
FABRIZIO
Ah! la gazza ha indovinato.
LUCIA
Insensato!
FABRIZIO
Si vedrà. -
(si avvicina alla gazza l'accarezza)
Brava, brava!
(e ne resta beccato)
Ahi, ahi!
LUCIA
Ch'è stato?
FABRIZIO
M'ha beccato.
LUCIA
E ben ti sta.
FABRIZIO
Ma la gazza ha indovinato.
LUCIA
Insensato!
FABRIZIO
Si vedrà.
CORO
Se la gazza ha indovinato,
Ogni core esulterà.
TUTTI
(additando la mensa)
Là seduto l'amato Giannetto
FABRIZIO, CORO
A suo padre, alla sposa vicino
PIPPO, CORO
A sua madre, alla sposa vicino
LUCIA
Alla cara sua madre vicino
TUTTI
Noi l'udremo narrar con diletto
Le battaglie, le stragi, il bottino;
Or d'orgoglio brillar lo vedremo
Or di bella pietà sospirar.
E fra i brindisi intanto faremo
I bicchieri ricolmi sonar.
(Partono gli abitanti del villaggio)
FABRIZIO
(guardando l'oriolo)
Oh cospetto! Undici ore già passate.
E Giannetto ne scrive
Che sarà qui sul mezzogiorno.
LUCIA
Oh diavolo,
Già così tardi! - E la Ninetta ancora
Non veggo. Ov'è costei ? - Pippo, rispondi.
PIPPO
Per la collina, io credo,
A cogliere le fragole.
LUCIA
Ah Fabrizio,
Da qualche tempo son molto scontenta
Di questa tua Ninetta. - Pippo, Ignazio,
Antonio, andate tutti
A preparare il resto. -
(Pippo e gli altri famigli si ritirano)
Ah se la colgo quella smorfietta!...
FABRIZIO
Eh via, cessa una volta!
Tu sempre la rimbrotti, e sempre a torto.
LUCIA
A meraviglia! E quando
Ridendo e civettando ella mi perde
Le forchette d'argento, dimmi, allora
Se mi viene la bile, ho torto ancora?
FABRIZIO
Gran cosa! Finalmente
È una forchetta sola
Che si smarrì per caso; e chi sa forse
Che un dì non si ritrovi! - Orsù, Lucia,
Bada a trattare con maggior dolcezza
Quella fanciulla.
LUCIA
(in aria di disprezzo)
Ah, ahà!
FABRIZIO
Rispetta in lei
Le sue sventure. Sai
Ch'ella è pur figlia di quel bravo e onesto
Fernando Villabella
Che fra le schiere incanutisce; e s'ella,
Orfana della madre e senza doni
Della fortuna, colle sue fatiche
Qui si procaccia una meschina vita,
Non debb'esser perciò da noi schernita.
LUCIA
E chi dice il contrario? - Ma finiamola.
Il tempo vola: io corro
Un momento in cucina; e poi, se credi,
Andremo insieme ad incontrar Giannetto.
(via)
FABRIZIO
Dici ben; vo nell'orto, e là ti aspetto.
(via) Scena Seconda
(Ninetta con un panierino di fragole, che scende
dalla collina ed entra nel cortile; poscia Fabrizio;
e finalmente la Lucia col canestro delle posate)
NINETTA
Di piacer mi balza il cor;
Ah bramar di più non so:
E l'amante e il genitor
Finalmente io rivedrò.
L'uno al sen mi stringerà;
L'altro... l'altro... ah che farà?
Dio d'amor, confido in te;
Deh tu premia la mia fé!
Tutto sorridere
Mi veggo intorno;
Più lieto giorno
Brillar non può.
Ah già dimentico
I miei tormenti:
Quanti contenti
Alfin godrò!
(va a deporre il suo panierino sulla mensa)
FABRIZIO
(uscendo dall'orto con alcune pere
che va a deporre sulla mensa)
Oh come il mio Giannetto
Gradirà queste pere!
NINETTA
(a Fabrizio)
Addio, buon giorno!
FABRIZIO
Alfin sei giunta, amabile Ninetta.
Hai raccolto le fragole?
NINETTA
Un intero
Panierin n'ho ricolmo. - Eccole.
FABRIZIO
Oh belle,
E fresche al par di te! - Senti, mia cara;
Quest'oggi vo' che tutto
Spiri dintorno a noi gioia, letizia
E amore.
NINETTA
Oh si, lo spero. Vostro figlio...
FABRIZIO
Ah, ahà! Mio figlio, il so, ti piace... Basta...
NINETTA
Come! che dite?
FABRIZIO
Già da un pezzo io leggo
In quegli occhi, in quel core.
NINETTA
(fra sè)
Oh Dio!
FABRIZIO
Sta' lieta;
Non t'arrossire. Al padre suo Giannetto
Non v'è cosa che asconda: ei t'ama; ed io
Questo amor non condanno.
NINETTA
Oh me felice!
Fabrizio
Taci, ché vien Lucia. Caro Fabrizio!
(gli bacia la mano, ed egli le fa una carezza)
LUCIA
Ma brava! - E tu, quando farai giudizio?
(alla Ninetta)
Prendi queste posate, e bada bene
Che non si perda nulla.
NINETTA
Ah no! Vorrei
In pria morir, che ancora
Mancar dovesse...
LUCIA
Solite proteste.
Ma intanto la forchetta se n'è ita.
NINETTA
lo non ci ho colpa!
LUCIA
Ma però...
FABRIZIO
Che vita!
(prende la Lucia per un braccio,
mostrandosi alquanto adirato)
Andiamo.
LUCIA
Andiamo pure.
FABRIZIO
(si stacca dalla Lucia, e va a
parlare nell'orecchio alla Ninetta)
Addio, Ninetta.
LUCIA
(tirando a sé Fabrizio)
Eh quante tenerezze! Ad una serva
Non bisogna dar tanta confidenza.
FABRIZIO
Non pianger, mia fanciulla; abbi pazienza.
(Lucia e Fabrizio escono, e prendono la via della
collina. Ninetta chiude il cancello, e poi rientra
nell'abitazione)
Scena Terza
(Isacco, prima di dentro e poscia affacciandosi al
cancello, colla sua cassa di merci; e subito Pippo,
arrecando qualche cosa per la mensa)
ISACCO
Stringhe e ferri da calzette
Temperini e forbicette,
Aghi, pettini, coltelli,
Esca, pietre e zolfanelli.
Avanti, avanti
Chi vuol comprar,
E chi vuol vendere
O barattar.
PIPPO
Oh, senti il vecchio Isacco.
Andate, galantuomo; risparmiate
Una voce sì bella:
Quest'oggi abbiamo vuota la scarsella.
ISACCO
lo compro, se volete;
Baratto, se vi piace:
Guardate che bei capi,
Che belle mercanzie
Tutte di moda e più che mai perfette.
PIPPO
Andate, vi ripeto.
ISACCO
Salutatemi
La signora Ninetta: se per sorte
Ella bisogno avesse
De' fatti miei, ditele ch'io mi trovo
Fino a domani nell'Albergo nuovo.
(parte) Scena Quarta
(Pippo e Ninetta con de' fiori per adornar la mensa)
NINETTA
(a Pippo)
Mi par d'aver udita
La voce di quel vecchio merciaiuolo
Che suole tutti gli anni
Passar di qua.
PIPPO
Non v'ingannaste: è desso;
E mi chiamò di voi.
NINETTA
Gli son tenuta a**ai.
Pippo, un usuraio egual non vidi mai.
(S'ode dietro alla collina una sinfonia campestre)
NINETTA
Ma qual suono!
CONTADINI
(da lontano)
Viva, viva!
NINETTA
Ma quai grida!
CONTADINI
(come sopra)
Ben tornato!
PIPPO
(saltando per gioia)
È Giannetto!
NINETTA
Oggetto amato,
Deh mi vieni a consolar!
Oh momento fortunato!
Oh che dolce palpitar!
PIPPO
(correndo sulla soglia dell'abitazione
e chiamando i famigli)
Fuori, fuori! È ritornato: deh venitelo a mirar!
Scena Quinta
(Ninetta, Pippo, Giannetto, Fabrizio, Lucia,
contadini e contadine che si veggono discendere
dalla collina, ed i famigli di Fabrizio che escono
nel cortile. Giannetto vedendo la Ninetta, si
spicca dalla comitiva, corre e trovasi alla porta
che dalla strada mette al cortile, cortile, nel
momento che vi giunge la Ninetta per riceverlo)
CORO
Bravo, bravo! Ben tornato!
Qui dovete ognor restar
GIANNETTO
(a Ninetta)
Vieni fra queste braccia...
Mi balza il cor nel sen!
D'un vero amor, mio ben,
Questo è il linguaggio.
Anche nel nemico in faccia
M'eri presente ognor:
Tu m'inspiravi allor
Forza e coraggio.
Ma quel piacer che adesso,
O mia Ninetta, io provo,
È così dolce e nuovo
Che non si può spiegar.
PIPPO, FABRIZIO, CORO
Mi sembrano due tortore:
Mi fanno giubilar.
(Tutti fanno festa a Giannetto. Ad un cenno di Lucia,
Pippo e gli altri famigli rientrano in casa. Alcuni
famigli portano fuori delle sottocoppe coperte di
bicchieri, e mescono ai contadini. Pippo esce con
un nappo in mano, e si mette in mezzo alla festosa
turba, e fa il seguenti brindisi)
PIPPO
Tocchiamo, beviamo
A gara, a vicenda:
Il petto s'accenda
Di dolce furor.
TUTTI
Tocchiamo; e discenda
La gioia nel cor.
PIPPO
Se il nappo zampilla,
Se spuma, se brilla,
E ricchi e pitocchi
Esultano allor
TUTTI
Beviamo; e trabocchi
Di gioia ogni cor.
PIPPO, TUTTI
Il nappo è di Pippo
La pipa e la poppa:
Il peccherò accoppa
Le pene del cor.
(Finiscono le danze, e tutti si
levano da tavola. I contadini escono)
GIANNETTO
O madre, ancor non mi diceste nulla
Del caro zio. Che fa?
LUCIA
Sempre trafitto
Dalla sua gotta.
GIANNETTO
Ah voglio vederlo ed abbracciarlo.
FABRIZIO
E ben, possiamo or tutti in compagnia
Andar da lui: - che te ne par, Lucia?
LUCIA
Andiamoci pur. - Ninetta,
Tien l'occhio a tutto. - Pippo?...
PIPPO
(uscendo subito)
Signora...
LUCIA
Là in cucina
Raccogli la mia gente
E mangiate e bevete allegramente.
PIPPO
Oh vi faremo onore!
(rientra in casa)
GIANNETTO
(alla Ninetta)
A rivederci, mia cara!
NINETTA
Sì, ma ritornate presto.
LUCIA
(alla gazza)
Povera bestiolina,
Vien qua; bacia la mano: addio, carina.
(Fabrizio, Lucia e Giannetto escono dalla porta che
mette alla strada. Intanto ch'essi dilungassi al basso
Fernando compare sulla collina e ne discende
guardandosi sempre d'intorno in aria di sospetto)
Scena Sesta
NINETTA
(fra sè)
Idolo mio!.. - Contiamo
Queste posate. - Oh come,
Come sento ch'io l'amo!
FERNANDO
(riconoscendo la casa di Fabrizio)
No, non m'inganno.
NINETTA
Il conto è giusto.
FERNANDO
Oh Dio!
Quella certo è mia figlia!... Ahi di qual colpo
A ferire ti vengo!
NINETTA
Oh cielo! un uomo:
Par ch'egli pianga.
(se gli accosta timidamente)
Dite, in che poss'io?...
FERNANDO
(scoprendosi, e con dolore)
Adorata mia figlia!
NINETTA
(con trasporto, e gettandosi fra
le braccia di suo padre)
Oh padre mio!
FERNANDO
Zitta! Non mi scoprir.
NINETTA
Come! che dite?
FERNANDO
Ascolta, e trema. - Ieri,
Sul tramontar del sole,
Giunse a Parigi la mia squadra. Io tosto
Del capitano imploro
Di vederti il favor. Bieco e crudele
Ei me lo niega. Con ardir, con fuoco,
A' detti suoi rispondo "Sciagurato!"
Ei grida; e colla spada
Già m'è sopra. Agli occhi
Mi fa un velo il furor; la scialba impugno,
M'avvento, e i nostri ferri
Già suonano percossi;
Quand'ecco a noi sen viene
p***to un soldato, e il braccio mio trattiene
NINETTA
E allora, padre mio?
FERNANDO
Barbara sorte!
Fui disarmato, e condannato a morte.
NINETTA
Misera me!
FERNANDO
Gli amici
Procurar la mia fuga. Il prode Ernesto
Di questi cenci mi coperse, e
Mi fu fino al primiero
Villaggio, dove entrambi
Piangendo ci lasciammo. "Amico mio",
Ei disse; e dir non mi poteva: Addio!
NINETTA
Come frenare il pianto!
Io perdo il mio coraggio!...
E pur di speme un raggio
Ancor vegg'io brillar.
FERNANDO
Ah no, non v'è più speme;
È certo il mio periglio:
Solo un eterno esilio,
Oh Dio ! mi può salvar.
NINETTA, FERNANDO
Padre/figlia
Per questo amplesso...
Ah regger non poss'io!
Chi vide mai del mio
Più barbaro dolor!
FERNANDO
Deh! M'ascolta.
NINETTA
Si, parlate.
FERNANDO
Fra l'orror di tante pene,
Se sapessi...
(Si vede in questo momento
arrivare dalla collina il Podestà)
NINETTA
Oh Dio, chi viene!
FERNANDO
Chi mai dunque?
NINETTA
Il Podestà.
FERNANDO
Ah, che dici! Son perduto.
Come far?
NINETTA
(conducendolo verso la mensa)
Qui, qui sedete.
FERNANDO
S'ei mi scopre...
NINETTA
Nascondete quelle vesti.
FERNANDO
Ma se mai...
Oh crudel fatalità!
NINETTA
Ah coraggio, per pietà!
NINETTA, FERNANDO
Io tremo, pavento:
Che fiero tormento!
Che barbara sorte!
Men cruda è la morte.
Il nembo è vicino!
Tremendo destino
Mi sento gelar!
(Fernando si ravviluppa nel suo gabbano e si colloca
nel'angolo più lontano della tavola. La Ninetta si
occupa a sparecchiar la mensa)
Scena Settima
(Il Podestà, Ninetta e Fernando. Il Podestà,
avviandosi verso l'abitazione, dice quanto segue.
Frattanto la Ninetta versa da bere a suo padre,
e lo conforta in Segreto)
IL PODESTÀ
Il mio piano è preparato,
E fallire non potrà.
Pria di tutto, con destrezza,
Le solletico l'orgoglio.
(contraffacendo la Ninetta)
"No, non posso... ohimè!... non voglio...
Deh partite, o Podestà!"
(normale)
Ciance solite e ridicole;
Formolario ormai smaccato!
Ma frattanto il cor piagato
Un bel sì dicendo va.
Il mio piano è preparato,
E fallire non potrà.
Sì, sì, Ninetta
Sola soletta
Ti troverò.
Quel caro viso
Brillar d'un riso io ti farò.
E poi che in estasi
Di dolce amor ti vedrò stendere
La mano al cor,
Rinvigorito,
Ringiovanito
Trionferò.
Il mio progetto
Fallir non può.
NINETTA
(versando a suo padre un altro bicchiere di vino)
Un altro, un altro: questo
Vi darà forza a camminar.
IL PODESTÀ
(avendo udita la voce di Ninetta,
e solo accorgendosi di lei in questo punto)
Buon giorno, bella fanciulla.
NINETTA
Vi son serva
IL PODESTÀ
(a parte alla Ninetta)
Ditemi: Chi è quell'uomo?
NINETTA
Un povero viandante
Che mi c***dea soccorso...
IL PODESTÀ
E voi gli deste
A bere. Oh brava, brava! Anch'io, mia cara,
Ho una gran sete...
NINETTA
Subito, vi servo.
IL PODESTÀ
(trattenendola)
No, no, per la mia sete non ci vuole del vin.
NINETTA
Dunque dell'acqua?
IL PODESTÀ
(accarezzandole la mano)
Tu non mi vuoi capir.
NINETTA
Lasciate. -
(a suo padre)
E bene,
Come lo ritrovaste?
(e poi sottovoce)
Fingete di dormire.
(ritornando verso il Podestà)
Oh, voi saprete ch'è arrivato Giannetto.
IL PODESTÀ
Ed ero appunto venuto a salutarlo.
NINETTA
Mi rincresce che sono tutti usciti.
IL PODESTÀ
Eh non importa!
Ci siete voi, mi basta.
(accennando Fernando, il quale finge di dormire,
ma di tempo in tempo alza la testa per osservare
che cosa succede)
Ma colui perché non se ne va?
Cacciatelo.
NINETTA
Vedete, è tanto stanco
Che già s'è addormentato.
IL PODESTÀ
(fra sè)
Can che dorme
non dà molestia.
(a Ninetta)
Ah se sapeste, o cara,
Da quanto tempo io cerco
Di ritrovarvi sola...
NINETTA
Andate, andate; non vi fate burlare.
IL PODESTÀ
Ah, mia Ninetta,
Perché così ritrosa?
Rispondi, anima mia.
Scena Ottava
GIORGIO
Il cancellier Gregorio a voi m'invia.
IL PODESTÀ
Un corno.
(fra sè)
Uh! Maledetto.
GIORGIO
Questo piego pressante è a voi diretto.
IL PODESTÀ
Ah ah! - Chi l'ha recato?
GIORGIO
Un birro.
NINETTA, FERNANDO
(a parte con spavento)
Un birro!
IL PODESTÀ
Giorgio, dammi una sedia. -
Vediamo che cos'è. - Vattene pure.
(Giorgio parte) Scena Nona
(Il Podestà, Ninetta e Fernando. Il Podestà,
a**iso verso il mezzo della scena, si leva di tasca
un portafogli, ne toglie le forbici onde tagliare il
sigillo del piego; poi cerca gli occhiali, e, non
trovandoli, s'impazientisce di non poter riuscire
a leggere. Intanto succede in disparte fra la Ninetta
e suo padre il seguenti dialogo, che viene a suo
tempo interrotto dal Podestà)
NINETTA
Ah! caro padre, udiste? Io tremo! Intanto
Ch'ei legge, deh! fuggite.
FERNANDO
E come, o figlia?
Sono senza denari.
NINETTA
Oh cielo ! ed io
Non ho più nulla.
FERNANDO
E bene,
Prendi questa posata, unico avanzo
Di quanto io possedea. Deh tu procura
Di venderla dentr'oggi, - ma in segreto!
Là dietro al colle, io vidi
Un gran castagno, a cui la lunga etade
Scavato ha il sen.
NINETTA
Me ne sovvengo.
FERNANDO
Quivi Cela il denaro che potrai ritrarne.
Nel folto della selva
Io mi terrò nascoso: e come il cielo
Imbruni, fa' che in quel castagno io trovi
Almen questo sussidio.
NINETTA
(fra sè)
Ah! se tornasse
Quel merciaiuolo che pur dianzi...
O padre,
Farò di tutto. Andate...
FERNANDO
Figlia mia, abbracciami.
IL PODESTÀ
(alzandosi)
Ninetta?
NINETTA
(fra sè)
Giusto cielo!
IL PODESTÀ
(a Fernando che faceva per uscire)
Galantuomo, restate.
FERNANDO
(fra sè)
Io tremo!
NINETTA
(fra sè)
Io gelo!
(piano a suo padre, il quale torna
a sedersi, e finge ancora di dormire)
Traetevi in disparte.
IL PODESTÀ
(a parte alla Ninetta)
Son questi, almen suppongo, i contrassegni
D'un disertor. - "Fernando" par che dica.
NINETTA
(volgendo un guardo a suo padre, a sottovoce)
Fernando!...
FERNANDO
(fra sè)
Oh reo destino!
IL PODESTÀ
Ma il resto, senza occhiali,
È impossibile a leggere. Mia cara,
Fate il piacer, leggete voi.
NINETTA
(prendendo il foglio, trascorrendolo
e tremando, fra sè)
Gran Dio!
O m'uccidi, o mi salva il padre mio !
(legge in alta voce)
"M'affretto di mandarvi i contrassegni
D'un mio soldato... condannato a morte,
E fuggito pur or dalle ritorte.
Ei chiamasi..."
IL PODESTÀ
Su via.
NINETTA
"Fer... Fer... Fernando..."
(fra sè)
Suggeritemi, o Dei,
Qualche pietoso inganno!
IL PODESTÀ
(fra sè)
Oh come il duolo la rende ancor più bella!
NINETTA
"Ei chiamasi Fernando Vi... Vinella."
(guardando a suo padre, come per
indicargli la bugia ch'ella proferisce)
IL PODESTÀ
Continuate.
NINETTA
(fra sè)
Oh Dio! Se leggo ancora,
Tutto è perduto.
(legge)
"...Età: quarantott'anni;
Statura: cinque piedi..."
IL PODESTÀ
E ben, che avete?
Non sapete più leggere?
FERNANDO
(fra sè)
Infelice!
NINETTA
È una mano diabolica!
IL PODESTÀ
(in atto di toglierle il foglio
e cercando nelle sue tasche)
Ah se avessi gli occhiali!
NINETTA
(ritenendo il foglio)
Permettete.
(fra sè)
Il ciel m'inspira.
(legge)
"Età: venticinqu'anni;
Statura: cinque piedi, undici pollici."
IL PODESTÀ
Peccato! - Andate avanti.
NINETTA
"Capelli biondi,
Occhi neri, ampia fronte e tondo il viso."
IL PODESTÀ
Cospetto! egli debb'esser un Narciso.
E tondo il viso!... e poi?
NINETTA
(guardando di mano in mano a suo padre
per nominar de' colori diversi da quelli di esso)
"Divisa bianca
Con mostre rosse; stivaletti gialli.
Se mai costui passasse
Sul vostro territorio, a dirittura
Fatelo imprigionar..."
IL PODESTÀ
(facendosi rendere il foglio dalla
Ninetta, e riponendolo in tasca)
Sarà mia cura.
Vediam se mai per caso
(a Fernando)
Olà, buon uomo?
NINETTA
(fra sè)
Ohimè!
FERNANDO
(fingendo di risvegliarsi)
Signore.
IL PODESTÀ
Alzatevi: -
Cavatevi il cappello.
NINETTA
(fra sè)
Io muoio!
IL PODESTÀ
(ridendo)
Ah ahà!
(alla Ninetta)
Venticinqu'anni; è vero? Capelli biondi,
Occhi neri, ampia fronte e tondo il viso.
No no, sì vago Adon qui non ravviso.
NINETTA
(fra sè)
Respiro.
IL PODESTÀ
(prendendo per mano la Ninetta)
Mia cara!
FERNANDO
(alla Ninetta in atto di volerle dire qualche cosa)
Signora...
IL PODESTÀ
(a Fernando con severità)
Partite.
NINETTA
(a Fernando con tenerezza)
Buon uomo!
IL PODESTÀ
(a Fernando)
Capite?
Uscite di qua.
(Fernando esce, ma sta in agguato dietro
ad un pilastro ella porta; la Ninetta lo
accompagna con lo sguardo)
NINETTA, FERNANDO
(fra sè)
Oh Nume benefico
Che il giusto difendi,
Propizio ti rendi;
Soccorso, pietà!
IL PODESTÀ
(fra sè)
L'istante è propizio!
Amore, discendi
Se il core le accendi,
Che gioia sarà!
(dopo aver veduto uscire Fernando)
Siamo soli: Amor seconda
Le mie fiamme, i voti miei:
Ah! se barbara non sei,
Fammi a parte del tuo cor.
NINETTA
Benché sola vi potrei
Far gelare di spavento:
Traditor! per voi non sento
Che disprezzo e rabbia e orror.
(Fernando è rientrato nel cortile)
NINETTA, FERNANDO
IL PODESTÀ
(fra sè)
Ah mi bolle nelle vene
Il furore e la vendetta!
Freme il nembo; e la saetta
Già comincia a balenar.
IL PODESTÀ
(fra sé)
Ma frenarsi qui conviene;
Colle buone vo' tentar.
NINETTA, FERNANDO
(l'uno accennando la figlia e l'altra il padre, fra sè)
Ma frenarsi qui conviene;
Egli sol mi fa tremar.
IL PODESTÀ
Via, deponi quel rigore;
Vieni meco e lascia far.
FERNANDO
(avanzandosi con impeto)
Vituperio! Disonore!
Abbastanza ho tollerato.
Uom maturo e magistrato,
Vi dovreste vergognar.
IL PODESTÀ
(contro a Fernando)
Ah per Bacco!..
FERNANDO
(al Podestà)
Rispettate l pudore e l'innocenza.
NINETTA
(a parte a Fernando)
Caro padre, oh Dio! prudenza.
IL PODESTÀ
(a Fernando)
Temerario!
FERNANDO
(con impeto)
Non gridate.
NINETTA
(a parte a Fernando)
Vi volete rovinar!
IL PODESTÀ
(alla Ninetta)
Vieni meco...
NINETTA
(respingendolo)
Sciagurato!
FERNANDO
(al Podestà)
Rispettate l'innocenza.
IL PODESTÀ
(a Fernando)
Cos'è questa impertinenza?
NINETTA
(a parte a Fernando)
Ah partite!
FERNANDO
(a parte alla Ninetta, e poi si ritira lentamente)
Sì, t'intendo!
IL PODESTÀ
Brutto vecchio, se più tardi... -
(alla Ninetta, in atto di prenderla per mano)
E tu senti.
NINETTA
(respingendolo)
Mostro orrendo!
IL PODESTÀ
Trema, ingrata! Presto o tardi
Te la voglio far pagar.
FERNANDO, NINETTA
(fra sè)
Infelice! tu mi guardi.
E ti debbo, oh Dio! lasciar.
NINETTA, FERNANDO
IL PODESTÀ
(fra sè)
Non so quel che farei;
Smanio, deliro e fremo.
A questo passo estremo
Mi sento il cor scoppiar!
(intanto che esce il Podestà e che la Ninetta
protende le braccia a suo padre, il quale si
vede salir la collina, la gazza scende sulla
tavola, rapisce un cucchiaio e se ne vola via)
ATTO II
(Stanza terrena in casa di Fabrizio, nel fondo una
porta con finestre che guardano sulla strada)
Scena Prima
(Pippo; quindi Ninetta che viene dal cortile col
canestro delle posate; e infine Isacco)
PIPPO
O pancia mia, tu devi
Quest'oggi esser contenta; e cibi e vino
Io te ne diedi a così larga mano
Che un ministro sembravo, anzi un sultano.
ISACCO
(dalla strada)
Stringhe e ferri da calzette,
Temperini e forbicette,
Aghi, pettini, coltelli
Esca, pietre e zolfanelli.
Avanti, avanti
Chi vuol comprar,
E chi vuol vendere
O barattar.
PIPPO
Vattene alla malora.
NINETTA
(entrando in scena)
Il merciaiuolo!
Come opportuno ei viene! -
(aprendo la porta che mette alla strada)
Isacco, Isacco?
ISACCO
Son qua, mia cara signorina.
NINETTA
(con imbarazzo)
Pippo
Mi par che voglia piovere;
E però sarà bene
Di ritirare in casa
La gabbia della gazza. -
(Pippo esce. Ad lsacco)
Orsù, vorrei...
(togliendosi da una tasca del grembiale
la posata datale da suo padre)
Vender questa posata.
ISACCO
Ed io la compro.
NINETTA
Quanto mi date?
ISACCO
È a**ai leggiera, pure
Vi do due scudi.
NINETTA
Oh indegnità! né meno
Un terzo del valore.
ISACCO
Via, non andate in collera
Vi do un zecchino, perché siete voi.
NINETTA
Non basta.
ISACCO
E bene, voglio
Fare uno sforzo. Questi son tre scudi:
Siete alfine contenta?
Ninetta, eh sì, per forza!
Uno... due... tre: tenete ma ci perdo.
NINETTA
Andate, andate;
E non dite a nessun...
ISACCO
Non dubitate.
(via)
Scena Seconda
NINETTA
(mettendosi il denaro in una tasca del grembiule)
Oh povero mio padre!
PIPPO
(entra la gabbia della gazza)
Ecco la gabbia
Ma quella scellerata
D'una gazza, chi sa dove n'è andata?
(depone la gabbia al suo luogo solito)
LA GAZZA
(sulla finestra)
Pippo?
NINETTA
Vedila là che ti canzona.
PIPPO
Mi vuol far impazzir quella stregona.
(La gazza dopo qualche istante
vola nella sua gabbia)
Ma perché mai, se la domanda è lecita,
Faceste entrar quel sordido avaraccio?
NINETTA
Avea bisogno di denaro; e quindi
Gli ho venduto...
PIPPO
Ah! capisco:
Qualche galanteria...
NINETTA
Sì, che per ora
Non m'era necessaria.
PIPPO
Oh che sproposito!
Perché non dirlo a me? Cara signora,
Voi dovete disporre in tutto e sempre
Del mio salvadanaio.
NINETTA
Ti ringrazio.
Ma lasciami; tu sai
Che ho tante cose a fare...
PIPPO
Ed io, per Bacco,
Ne ho da fare altrettante, e son già stracco.
(via)
Scena Terza
NINETTA
Andiam tosto a deporre entro il castagno
Questo denaro. Oh se potessi ancora
Rivederti, o mio padre...
(incontrandosi in Lucia,
Podestà, ecc. mentre fa per uscire)
Ah!
Scena Quarta
(Lucia che riconduce la Ninetta)
LUCIA
Brutta fraschetta in casa, in casa.
Se ti colgo ancora
(fra sè)
Pazienza! È d'uopo rinunziar per ora.
(presentando suo figlio al Podestà ed al Cancelliere)
Eccovi, o miei signori, quel Giannetto
Che si fe' tanto onor.
(La Lucia si fa recar dalla Ninetta
il paniere delle posate, e si mette a contarle)
IL PODESTÀ
(a Giannetto)
Me ne rallegro.
Io lessi ne' giornali
Più volte il vostro nome, e ben rammento
E la bandiera che di man toglieste
All'inimico, e i due cavalli uccisi
Sotto di voi. Sì giovine, e sì prode...
GIANNETTO
Degno ancora non son di tanta lode.
FABRIZIO
Bravo! -
(al Podestà e al Cancelliere)
Che ve ne pare?
LUCIA
E nove e dieci
Ed undici. -
(alla Ninetta)
Stordita! ecco qui manca
Ora un cucchiaio.
NINETTA
Come?
LUCIA
Sì, un cucchiaio.
Conta pure tu stessa. -
(La Ninetta si pone a contar le posate.
Rivolgendosi agli altri)
Eh! Che ne dite?
Oggi manca un cucchiaio; l'altro giorno
Si perse una forchetta. Ah questo è troppo!
IL PODESTÀ
È giusto il vostro sdegno:
Qui ci sono de' ladri. Esaminiamo,
Processiamo. - Gregorio...
FABRIZIO
Eh, ch'io non voglio
Processi in casa mia. - Ninetta?
NINETTA
È vero;
Uno adesso ne manca: e pur, credete,
Poc'anzi c'eran tutti.
(piange)
FABRIZIO
E via non piangere
Lo troveremo.
GIANNETTO
(chiamando verso le quinte)
Pippo?...
(Pippo accorre subito.)
Corri a veder se mai
Là sotto al pergolato
Sia caduto un cucchiaio.
(Pippo esce)
LUCIA
Io ci scommetto
Che non si troverà.
IL PODESTÀ
Non dubitate;
Lo troveremo noi.
(Fra sè)
Voglio che almeno tremi l'indegna.
(alla Lucia)
Carta e calamaio.
LUCIA
Vi servo sul momento.
FABRIZIO
(al Podestà)
Vi ripeto
Ch'io non voglio processi.
LUCIA
Eh taci, sciocco!
L'innocente è sicuro; e se v'è il reo,
Giova scoprirlo e castigarlo.
GIANNETTO
Oh cielo!
Per sì piccola cosa...
IL PODESTÀ
E pur la legge
In questo è a**ai severa,
Ed i ladri domestici condanna
Alla morte.
GIANNETTO
Alla morte!
Scena Quinta
PIPPO
(entra)
E sopra e sotto,
Ho cercato e frugato,
Ma nulla ho ritrovato.
NINETTA
(fra sè)
Oh me infelice!
IL PODESTÀ
Dunque c'è furto.
PIPPO
Io non so niente.
NINETTA
Anch'io sono innocente.
IL PODESTÀ
Or si vedrà.
(Il Podestà e il Cancelliere siedono ad un tavolino)
FABRIZIO
Ma quale
Esser potrebbe mai
La persona sospetta?
GIANNETTO
Un ladro in casa! E chi sarà?
LA GAZZA
Ninetta.
NINETTA
(volgendosi alla gazza)
Crudel! Tu pur m'accusi?
GIANNETTO
(alla Ninetta)
Oh Dio, tu piangi!
NINETTA
(additando la gazza)
Ma non l'avete udita?
GIANNETTO
Ah non temere!
Nessun vi bada.
(La gazza vola via)
FABRIZIO
(al Podestà)
In somma, vi scongiuro,
Lasciate, desistete.
IL PODESTÀ
Non posso.
GIANNETTO
(con risentimento al Podestà)
Ma...
IL PODESTÀ
Silenzio!
(al Cancelliere)
E voi scrivete.
"In casa di Messere
Fabrizio Vingradito
È stato oggi rapito... "
GIANNETTO
Rapito, no; smarrito.
IL PODESTÀ
Zitto! Vuol dir lo stesso.
"Rapito."
(al Cancelliere)
Avete messo?
"Un cucchiaio d'argento
Per uso di mangiar."
NINETTA, GIANNETTO, FABRIZIO
(additando il Podestà. Fra sè)
Che bestia! Che giumento!
Mi sento a rosicar.
PIPPO
(additando il Podestà. Fra sè)
Che testa! Che talento!
Mi fa trasecolar.
IL PODESTÀ
(fra sè)
La rabbia ancor mi sento;
Mi voglio vendicar.
LUCIA
(fra sè)
Pentita già mi sento:
Colui mi fa tremar.
IL PODESTÀ
(alla Ninetta)
Di tuo padre qual è il nome?
NINETTA
Ferdinando Villabella.
IL PODESTÀ
Villabella! Come, come?
Ora intendo, furfantella:
Quel briccone era tuo padre.
Ma paventa! le mie squadre
Lo sapranno accalappiar.
LUCIA, PIPPO
GIANNETTO, FABRIZIO
Quale enigma!
IL PODESTÀ
Eh! Nulla, nulla.
Questa semplice fanciulla
Ne vuol tutti corbellar.
NINETTA
Più non resisto, oh Dio!
(si leva dal grembiale il fazzoletto per asciugarsi le
lagrime, e rovescia in terra il denaro ricevuto da
Isacco)
LUCIA
(con maraviglia)
Ma che denaro è questo?
NINETTA
(raccogliendo affannosamente il denaro)
È mio, signora; è mio.
LUCIA
Eh! tu mentisci.
IL PODESTÀ
(al Cancelliere)
Presto, scrivete.
NINETTA
Ve lo giuro;
È mio, è mio signora.
PIPPO
È suo, ve l'a**icuro
Isacco a lei lo diè.
LUCIA, GIANNETTO
FABRIZIO, IL PODESTÀ
(con stupore)
Isacco!
IL PODESTÀ
(a Pippo)
Ed a qual t**olo?
PIPPO
Per certe cianciafruscole
Che a lui pur or vende.
IL PODESTÀ
(ironicamente alla Ninetta)
Per certe cianciafruscole!...
Cioè?
NINETTA
Parlar non posso.
IL PODESTÀ
Caduta sei nel fosso.
GIANNETTO
(con ira al Podestà)
Tacete.
(con passione alla Ninetta)
Scopri il vero.
NINETTA
Non posso!
GIANNETTO
(insistendo con viva passione)
Deh rispondi !
LUCIA
Tu tremi; ti confondi.
NINETTA
Io, no, signora;... io spero...
IL PODESTÀ
(si alza)
Inutile speranza!
Rimedio più non v'è.
NINETTA
(fra sè)
Io perdo la costanza
Che ne sarà di me!
LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO
(fra sè)
Ah questa circostanza
Mi porta fuor di me!
PIPPO
(fra sè)
Oh fiera circostanza!
Io son fuor di me!
IL PODESTÀ
(con visibile gioia, fra sè)
Omai più non t'avanza
Che di venir con me.
GIANNETTO
(con impeto)
Si chiami Isacco.
PIPPO
(in atto di partire)
Subito.
FABRIZIO
(a Pippo che parte immediatamente)
In piazza il troverai.
(Intanto il Podestà esamina il processo)
LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO
Possano tanti guai alfine terminar!
NINETTA
(fra sè)
Oh, padre! Tu lo sai
S'io posso favellar.
IL PODESTÀ
(alla Ninetta)
Quel denaro a me porgete.
NINETTA
(fra sè)
Che pretende? O Numi, aiuto!
(consegna il denaro al Podestà)
IL PODESTÀ
All'Ufficio è devoluto.
(si pone in tasca il denaro)
NINETTA
Oh crudel fatalità!
IL PODESTÀ
(additando la Ninetta, fra sè)
La superbia e l'ardimento
Ti farò ben io passar.
Già vicino è il mio momento
Di godere e trionfar.
NINETTA
(fra sè)
Padre mio, per te mi sento
Questo core a lacerar;
E, per mio maggior tormento,
Non ti posso, oh Dio, giovar!
LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO
(fra sè)
Quel pallor, quel turbamento
Mi fa l'alma in sen tremar:
Ora spero ed or pavento;
Che mai deggio, oh Dio, pensar!
Scena Sesta
ISACCO
(con umiltà)
Isacco chiamaste.
IL PODESTÀ
(ad Isacco additandogli la Ninetta)
Che cosa compraste da lei poco fa?
ISACCO
(t**ubando)
Un solo cucchiaio con una forchetta.
GIANNETTO
(coll'accento della disperazione)
Ninetta! Ninetta!
Tu dunque sei rea?
(fra sè)
Ed io la credea l'istessa onestà!
LUCIA, FABRIZIO, PODESTÀ
(ciascuno con diverso affetto)
Convinta è la rea;
Più dubbio non v'ha.
PIPPO
Ah, s'io prevedea!...
Ma come si fa?
NINETTA
(ad lsacco con risolutezza)
Ov'è la posata?
Mostrate;
(agli altri)
E vedrete.
ISACCO
Che mai mi c***dete?
Venduta l'ho già.
NINETTA
Destin terribile!
IL PODESTÀ
(al Cancelliere dopo avergli parlato all'orecchio)
Ma fate presto.
(Il Cancelliere parte subito)
GIANNETTO
(con impeto ad lsacco)
Quai cifre v'erano?
ISACCO
(dopo aver alquanto pensato)
Eravi un "F" ed un "V" insieme.
NINETTA
(coll'accento della disperazione, fra sè)
Ancora questo!
Le stesse lettere!...
Misera me!
TUTTI
(fuorché il Podestà e Isacco)
Mi sento opprimere;
Non v'è più speme
Sorte più barbara,
Oh Dio, non v'è!
IL PODESTÀ
Bene, benissimo!
Non v'è più speme.
(fra sè)
Tu stessa c***dermi
Dovrai mercé.
GIANNETTO
Ma qual rumore!
TUTTI
(fuorché il Podestà)
La forza armata!
LUCIA, PIPPO
GIANNETTO, FABRIZIO
(al Podestà)
Ah mio signore.
Pietà, pietà!
Scena Settima
(Gregorio alla testa della gente d'arme; molti
abitatori del villaggio e tutti i famigli di Fabrizio)
IL PODESTÀ
(alla gente d'arme, accennando la Ninetta)
In prigione costei sia condotta.
GIANNETTO
(opponendosi alle guardie)
Giuro al cielo! fermate, o temete...
IL PODESTÀ
(alla gente d'arme)
Obbedite.
NINETTA
Gran Dio!
LUCIA, PIPPO, FABRIZIO
(al Podestà supplicandolo)
Sospendete.
IL PODESTÀ
Non lo posso.-
(alla gente d'arme)
I miei cenni adempite.
NINETTA, LUCIA, PIPPO
FABRIZIO, ISACCO, CORO
Oh destin!
(Le guardie circondano la Ninetta)
GIANNETTO
Questo è troppo!
(al Podestà)
Sentite.
IL PODESTÀ
Son sordo.
(fra sè)
Ora è mia, son contento.
Ah sei giunto, felice momento!
Lo spavento piegar la farà.
NINETTA
Mille affetti nel petto mi sento;
Lo spavento gelare mi fa.
FABRIZIO, CORO
Mille furie nel petto mi sento;
LUCIA, PIPPO, GIANNETTO
ISACCO, CORO
Lo spavento gelare mi fa.
NINETTA
Ah Giannetto!
GIANNETTO
Mio ben !...
(I due amanti si abbracciano)
IL PODESTÀ
(alla gente d'arme)
Separateli.
NINETTA, GIANNETTO
Oh crudeli!
TUTTI
(fuorché il Podestà)
Che orrore!
IL PODESTÀ
(alla gente d'arme)
Legatela.
LUCIA, PIPPO
GIANNETTO, FABRIZIO
(al Podestà, supplicandolo)
Ah signore!...
IL PODESTÀ
Non più.
(alla gente d'arme)
Strascinatela.
NINETTA
(a Giannetto, Fabrizio e Lucia)
Io vi lascio!
LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO
Ninetta!
IL PODESTÀ
(con impeto)
Finiamola.
TUTTI
(fuorché Ninetta e il Podestà,
additando il Podestà)
Chi gli vibra un pugnale nel seno!
Vorrei far tutto a brani quel cor.
NINETTA
(a Giannetto, Fabrizio e Lucia)
Ah di me ricordatevi almeno;
Compiangete il mio povero cor.
IL PODESTÀ
(additando la Ninetta, fra sè)
Ah la gioia mi brilla nel seno!
(Il Podestà ed il Cancelliere escono colle genti
d'arme, le quali conducono via la Ninetta,
attraversando la folla de' contadini. Lucia
rimane immobile col viso nascosto nel suo
grembiale. Fabrizio trattiene a forza suo figlio
che vuol correre dietro alla Ninetta.
Pippo e tutti gli altri famigli manifestano la loro
costernazione;e su questo quadro cala il sipario) ATTO III
Scena Prima
(Prigione)
ANTONIO
(additando il carcere di Ninetta)
In quell'orrendo carcere rinchiusa
Geme la poveretta! Ah chi potria
Del misero suo stato
Non sentire pietà? Cara fanciulla,
Io vo' cercare almeno
D'alleviare i tuoi strazi. - Ehi, mia signora
(Antonio dice queste ultime parole aprendo la porta
del carcere di Ninetta, e chiamandola dalla soglia)
NINETTA
(di dentro)
Ahimè!
ANTONIO
Deh! Non temete:
Sono Antonio; sorgete...
(entrando nel carcere),
Venite qui,
(uscendo dal carcere colla Ninetta per mano)
Venite
A respirare, ed a godere almeno
Un po' di luce.
NINETTA
Ah quanto vi son grata!
Scena Seconda
NINETTA
Conoscete voi Pippo?
ANTONIO
Il servo...
NINETTA
Appunto.
Se poteste, di grazia,
Farlo tosto avvertito
Ch'io gli vorrei parlar?
ANTONIO
Uhm! Non saprei...
Vedrem... Procureremo...
(S'ode battere alla porta)
Chi va là?
GIANNETTO
Apritemi!
NINETTA
Qual voce!
ANTONIO
Che volete?
(osservando per lo sportello)
Voi qui, signor Giannetto?
NINETTA
Giannetto!
GIANNETTO
Vi scongiuro,
Apritemi.
ANTONIO
Impossibile.
NINETTA
(prendendo affettuosamente per mano Antonio)
Ah mio benefattor!
ANTONIO
(fra sè)
E chi potrebbe resister mai?
(alla Ninetta affettando serietà)
Restate. -
(fra sè)
Infin che male c'è?
(apre a Giannetto)
Signore, entrate.
Scena Terza
ANTONIO
(riceve da Giannetto una moneta,
e si ritira per la porta onde quegli è entrato)
Oh troppe grazie!
GIANNETTO
(stringendole la mano)
Cara!
NINETTA
Ed è pur vero?
Ah dunque ancora tu non m'hai del tutto
Abbandonata!
GIANNETTO
Abbandonarti? Oh cielo!
Tu sì m'abbandonavi allor... Che dico?
No, no, perdona... io non lo credo... E pure...
Ah, se caro ti sono,
Se veder non mi vuoi morir d'affanno,
Ah togli i dubbi miei,
M'apri il tuo cor, dimmi se rea tu sei.
NINETTA
(con dignità)
Sono innocente.
GIANNETTO
E perché dunque, o cara,
Non ti discolpi?
NINETTA
Perché nulla io posso
Addurre in mia difesa.
Tacer m'è forza, se tradir non voglio
Chi già dall'empia sorte
È percosso abbastanza.
GIANNETTO
Ma sperar non poss'io?...
NINETTA
Vana speranza!
GIANNETTO
(fra sè)
Più non so che pensar! -
(a Ninetta)
Ah mia Ninetta,
Tu sei perseguitata:
Il Podestà crudele
La tua sentenza affretta! Tu conosci
Il rigor delle leggi. Ah! se non parli,
Se il tuo fatale arcano
A nasconder ti ostini,... io tremo! Forse
In questo giorno istesso... Oh giorno orrendo!
NINETTA
Condannata sarò... Non più! T'intendo.
Forse un dì conoscerete
La mia fede, il mio candore:
Piangerete il vostro errore;
Ma quel pianto io non vedrò:
Là fra l'ombre allor sarò!
GIANNETTO
Taci, taci; tu mi fai
L'alma in sen gelar d'orrore.
(fra sè)
No la colpa in sì bel core,
No, ricetto aver non può.
Ed io perderla dovrò!
NINETTA, GIANNETTO
No che la morte istessa
Tanto non fa penar!
Troppo è quest'alma oppressa
Non posso respirar.
Scena Quarta
ANTONIO
(a Giannetto)
O mio signor, partite:
Il Podestà sen viene.
GIANNETTO
(alla Ninetta)
Idolo mio!
NINETTA
(a Giannetto)
Mio bene!
ANTONIO
(alla Ninetta)
E voi tornate al carcere.
NINETTA, GIANNETTO
Crudel necessità!
GIANNETTO
Parto; ma per salvarti
Tutto farò, ben mio.
Spera frattanto.
NINETTA, GIANNETTO
Addio !
Che barbaro dolor!
Più non resisto, o Dio!
Sento mancarmi il cor .
GIANNETTO
O cielo, rendimi
Il caro ben
NINETTA
O cielo rendimi
Al caro ben.
NINETTA, GIANNETTO
O scaglia un fulmine
Che m'arda il sen.
(Giannetto esce; la Ninetta ritorna nel suo carcere)
Scena Quinta
ANTONIO
Ah, destino crudel! Ma perché mai
Tanto rigore questa volta ostenta
Il Podestà?.. No, mormorar non voglio:
Ma qui certo s'asconde un qualche imbroglio.
IL PODESTÀ
Antonio? - Conducetemi
La prigioniera. - No, non fia mai vero
Che a tollerare io m'abbia
Sprezzi e rifiuti.
(ad Antonio che ha condotto la Ninetta)
Andate. -
(fra sè)
All'arte. -
(alla Ninetta)
Orsù, mia povera Ninetta,
T'accosta. A te mi guida
Tenerezza e pietà. Più non rammento
I tuoi torti con me: vorrei salvarti;
Ma come mai, se tutto
Rea ti condanna?
NINETTA
Io rea!
E creder lo potete?
IL PODESTÀ
Ah sì, pur troppo!
NINETTA
Tutto, è vero, congiura a danno mio;
Ma, lo sanno gli Dei, rea non son io.
IL PODESTÀ
E bene, io spero ancor. Tutto tu puoi,
Amabile Ninetta,
Aspettarti da me. Sì, non temere;
Voglio quest'oggi istesso
Toglierti di prigione.
NINETTA
O mio signore,
Se non mi promettete
Che intero mi sarà reso l'onore,
E innanzi agli occhi altrui
Sciolta ritornerò d'ogni sospetto,
Voglio qui rimaner.
IL PODESTÀ
Te lo prometto.
Sì per voi, pupille amate,
Tutto, tutto far desio,
Ma per me, tu pur, ben mio
Qualche cosa devi far.
NINETTA
Chi m'aiuta?
IL PODESTÀ
Sta' tranquilla,
E t'affida a chi t'adora:
Io salvar ti posso ancora
Se t'arrendi al mio pregar.
NINETTA
No giammai.
IL PODESTÀ
Paventa, ingrata!
CORO DI GUARDIE
(di fuori)
Ah Ninetta sventurata!
IL PODESTÀ
(con trasporto)
Quali accenti! Un solo amplesso...
CORO
(entrando)
Radunato è il gran consesso;
Manca solo il Podestà.
(A queste voci esce fuori Antonio,
il qual si tiene in disparte)
IL PODESTÀ
(fra sè)
Oh mia sorte maledetta! -
(alle guardie)
Ho capito; vengo in fretta. -
(alla Ninetta)
Hai sentito? e ancora adesso...
NINETTA
Sì, vi replico lo stesso.
IL PODESTÀ
Ma la morte?
NINETTA
Non la temo.
IL PODESTÀ
Vanne, indegna; ci vedremo:
Quell'orgoglio alfin cadrà.
Udrai la sentenza,
Perdon c***derai;
Ma invan pregherai,
Ma tardi sarà.
CORO, ANTONIO
(fra sè)
Oh ciel, che fia mai!
Sospetto mi dà.
IL PODESTÀ
In odio e furore
Cangiato è l'amore.
Pietà nel mio petto
Più luogo non ha.
(In questo punto s'ode da lontano il suono
de' tamburi qui s'annunzia al popolo che
s'apre la sessione del Tribunale)
CORO
Udiste?
IL PODESTÀ
Vi seguo.
CORO
È questo l'avviso.
IL PODESTÀ
(alla Ninetta)
E bene?
NINETTA
Ho deciso.
IL PODESTÀ
(fra sè)
Qual sorte l'attenda
L'ingrata non sa.
(parte)
CORO, ANTONIO
(fra sè)
Quel torbido aspetto paura mi fa.
(Il coro parte insieme col Podestà)
NINETTA
Ah, barbaro oggetto,
T'invola di qua!
Scena Sesta
ANTONIO
Podestà, Podestà! tu me l'hai fatta.
Le cose questa volta
In regola non vanno.
Ah piaccia al cielo!...
PIPPO
(ad Antonio)
Chiamar voi mi faceste.
(vedendo la Ninetta e correndo verso di lei)
Ah, cara amica!
NINETTA
(a Pippo)
Ho bisogno di te.
ANTONIO
(a Ninetta)
Poche parole,
Vedete: io vo frattanto
A far la sentinella.
(via)
PIPPO
In ciò che posso,
Quel poco ch'io possiedo,
Volentieri ve l'offro.
NINETTA
(togliendosi frattanto dal collo la croce)
Ah no, mio Pippo,
Abusarmi non voglio
Del tuo buon cuor! Solo ti c***do in presto
Tre scudi, che andrai tosto
A portare là dove
Or ti dirò. Questa mia croce in pegno...
PIPPO
Adagio, adagio. Dove
Portar debbo il denaro?
NINETTA
Hai tu presente
Quel grande castagno che si trova dietro
Al vicin colle?...
PIPPO
E che scavato è in modo
Che un uom vi si potrebbe
Quasi, quasi appiattar...
NINETTA
Sì, quello appunto.
Là dentro ti scongiuro
Di riporre il denaro innanzi sera.
PIPPO
(meravigliato)
Dentro il vecchio castagno!...
NINETTA
Sì; ma che niun ti vegga.
PIPPO
(in atto di partire)
Siamo intesi.
NINETTA
Ma Pippo? E questa croce
Che ti scordavi!
PIPPO
Io non mi scordo nulla;
Tenetela, vi prego.
NINETTA
Se la ricusi, non accetto anch'io
L'offerta tua.
PIPPO
Vi sfido.
Ora che so quello che fare io debbo,
Nessun più mi trattiene.
(come sopra)
È pure un gran piacere il far del bene!
NINETTA
(trattenendolo)
Deh pensa che domani,
Oggi fors'anco, non sarà più mio
Quest'ornamento!
PIPPO
Ohibò! Non lo credete:
Esser non può, mel dice il cor:...
tenete.
NINETTA
E ben, per mia memoria
La serberai tu stesso:
Non hai più scuse adesso
Di rifiutarla ancor.
PIPPO
(baciando la croce)
Pegno adorato, ah sempre
Con Pippo tu starai:
Compagno mio sarai
Fin che mi batte il cor.
NINETTA, PIPPO
(fra sè)
Mi cadono le lagrime;
M'opprime il suo dolor!
Un'anima sì tenera
Mi fia presente ognor.
NINETTA
A mio nome, deh consegna
Questo anello al mio Giannetto.
PIPPO
Tanta fede, eguale affetto
Ah veduto mai non ho!
NINETTA
Digli insieme che lui solo
Fino all'ultimo sospiro;
Ma non dirgli che il mio duolo...
Questo core... Ah ch'io deliro!
Il mio ben più non vedrò.
PIPPO
Per carità, cessate!
(in atto di partire)
Sì, sì... Non dubitate...
Tutto farò... dirò.
NINETTA
Non t'obliar.
PIPPO
(vivamente commosso)
Che dite!
Sapete chi son io.
NINETTA
Povero Pippo Addio!...
PIPPO
Addio!...
(fra sè)
Se ancor qui resto
Mi scoppia in seno il cor.
NINETTA
L'ultimo istante è questo
Che ci vediamo ancor.
PIPPO
(fra sè)
Vedo in quegli occhi il pianto
Ma ve' che piango anch'io!
NINETTA
(fra sè)
Vedo in quegli occhi il pianto;
E la cagion son io.
NINETTA, PIPPO
(fra sè)
Dove si trova, oh Dio!
Un più sincero amor?
Addio!... Se ancor qui resto,
Mi scoppia in seno il cor.
(Ninetta entra nel suo carcere, e Pippo se ne parte)
Scena Settima
(Stanza terrena in casa di Fabrizio,
come nell'Atto Primo)
LUCIA
Infelice Ninetta!... Ed è poi certo
Ch'ella sia rea? Qual dubbio!... Il tempo, il luogo,
Le prove, i testimoni, è ver,
La colpa sua fanno evidente
Ma pure, chi sa mai? Forse è innocente.
Scena Ottava
(entra Fernando)
LUCIA
Chi è? - Fernando! oh Dio!
FERNANDO
Mia cara amica
Che nessuno ci ascolti! - Ov'è Ninetta?
LUCIA
Ninetta!... Deh fuggite!
(piange)
FERNANDO
Ma che vuol dir quel pianto?
LUCIA
Ah non m'interrogate!
FERNANDO
Voi mi fate gelar!...
(fra sè)
Entro il castagno
Ancor non pose... Un nero
Presentimento... Che pensare?..
(alla Lucia)
E bene,
Che fa? Deh rispondete!
LUCIA
Ah se sapeste...
Accusata di furto...
FERNANDO
La mia figlia?
LUCIA
Sì, dessa.
FERNANDO
Come?.. Esser non può. Seguite.
LUCIA
Innanzi al tribunale
Forse in questo momento
È giudicata.
FERNANDO
Eterni Dei, che sento!
Accusata di furto... oh, rossore!
Condannata, punita mia figlia?...
Ah qual nube m'ingombra le ciglia!
Freddo il sangue mi piomba sul cor.
Condannata!... Ah si vada, si cerchi...
Ma che fo?... Son confuso, perplesso:
Se mi scopro, oh Dio! perdo me stesso;
Se più tardo, ella forse... Oh spavento!...
Che cimento! che fiero dolor!
(riscuotendosi)
Ah lungi il timore!
Si tenti la sorte:
Coraggio, mio core
Si sprezzi la morte:
La figlia diletta
Si corra a salvar.
Coraggio, mio core;
Vo' tutto arrischiar.
(esce precipitosamente)
LUCIA
Sventurato Fernando!... Ed io pur sono
Di tanto duolo la cagione! Ah possa
A' voti miei secondo
Allontanare il ciel sì ria tempesta!
L'unica grazia ch'io domando, è questa.
(parte)
Scena Nona
(Sala del Tribunale nella Podesteria. Pretore,
giudici, un usciere; il Podestà, Giannetto;
Fabrizio; popolo; guardie alle porte. I giudici
sono a**isi sui loro sedil; in mezzo ad essi è il
Pretore, innanzi al quale è collocato un
tavolino. Il Podestà presente alla sessione,
occupa una sedia a parte. - Da un lato si
vede il popolo spettatore, fra cui si distinguono
Giannetto e Fabrizio. - All'alzarsi della tenda, si
vede l'usciere che va raccogliendo i voti nell'urna.
Una musica tetra annunzia questo terribile
momento. L'usciere, raccolti i voti, consegna
l'urna al Pretore, il quale, trovato che tutte le
palle sono nere, esclama)
IL PRETORE
A pieni voti è condannata.
GIANNETTO
Oh Cielo,
E tu lo soffri?
IL PRETORE
Zitto!
FABRIZIO
(a Giannetto)
Abbi prudenza!
IL PRETORE
(all'usciere, che parte subito)
Venga la rea.
(ad uno dei giudici)
Stendete la sentenza.
I GIUDICI
Tremate, o popoli,
A tale esempio!
Questo è di Temide
L'augusto tempio:
Diva terribile,
Inesorabile
Che in lance pondera
L'umano oprar:
Il giusto libera,
Protegge e vendica;
Ma sempre il fulmine
Sovra il colpevole
Giunge a scagliar.
Scena Decima
(Ninetta e detti. Ninetta entra accompagnata da
alcune guardie che subito si ritirano e preceduta
dall'usciere, il quale le indica il luogo ove ella
debba fermarsi)
IL PRETORE
Infelice donzella,
Omai più non vi resta
Che sperare nel ciel.
(facendosi dare la sentenza
dal giudice che l'ha stesa)
Signor, porgete
"Considerando che la nominata
Ninetta Villabella è rea convinta
Di domestico furto; a pieni voti,
Ed a tenor delle vigenti leggi,
Il regio Tribunale
La condanna alla pena capitale."
TUTTI
(fuorché il Pretore ed i Giudici)
Ahi qual colpo!... Già d'intorno
Ulular la morte ascolto:
in ogni già dipinto volto
nel suo miro il duolo ed il terror!
GIANNETTO
(slanciandosi verso i giudici)
Aspettate; sospendete:
Voi punite un'innocente
Un arcano, ah non sapete!
La meschina chiude in cor.
TUTTI
(eccetto il Pretore ed i Giudici)
Un arcano!
I GIUDICI
(alla Ninetta)
E ben, parlate.
NINETTA
Rispettate il mio silenzio.
GIANNETTO
Ah Ninetta!
PIPPO, FABRIZIO
Palesate.
NINETTA
Non crescete il mio dolor!
IL PODESTÀ
(fra sè)
Maledico il mio furor.
GIANNETTO, FABRIZIO
Mi si spezza a brani il cor!
I GIUDICI
(alle guardie)
Ella tace: e ben, sia tratta al supplizio.
Scena Undicesima
FERNANDO
(che entra impetuosamente)
Ah no! Fermate .
NINETTA
Voi qui, padre?
GIANNETTO, FABRIZIO, IL PODESTÀ
Chi vegg'io?
FERNANDO
(a' giudici)
Vengo a voi col sangue mio
La mia figlia a liberar.
NINETTA
(fra sè)
Infelice! Possa il cielo
I suoi giorni almen serbar!
FERNANDO
I miei sforzi ed il mio zelo
Possa il cielo coronar!
GIANNETTO, FABRIZIO
Oh coraggio! Possa il cielo
Tanto zelo secondar!
IL PODESTÀ
(alzatosi)
Signori; è quello, è quello
Il disertor che preme:
Ecco gl'indizi, e insieme
Vi troverete l'ordine
Di farlo imprigionar!
(consegna al Pretore un foglio)
I GIUDICI
Guardie.
NINETTA, GIANNETTO, FABRIZIO
Gran Dio!
I GIUDICI
Fermatelo.
(Le guardie circondano Fernando)
NINETTA, GIANNETTO, FABRIZIO
Oh cielo! E fia pur vero?
FERNANDO
Son vostro prigioniero;
Il capo mio troncate:
Ma il sangue risparmiate
D'un innocente vittima
Che non si sa scolpar.
I GIUDICI
La sentenza è p***unziata;
Più nessun la può cambiar.
FERNANDO
Ma dunque?...
I GIUDICI
L'uno in carcere,
E l'altra sul patibolo.
La legge è inalterabile;
Il reo perir dovrà.
NINETTA, GIANNETTO, FERNANDO
FABRIZIO IL PODESTÀ
Che abisso di pene!
Mi perdo, deliro.
Più fiero martiro
L'Averno non ha.
Un padre, una figlia
Tra' ceppi, alla scure!...
A tante sciagure
Chi mai reggerà!
I GIUDICI
Guardie, olà.
FABRIZIO, GIANNETTO
Più non poss'io tollerar...
FABRIZIO, GIANNETTO
FERNANDO, IL PODESTÀ
Son fuor di me!
NINETTA
Che faceste, padre mio!
Per voi solo io vado a morte;
E voi stesso alle ritorte
Volontario offrite il piè.
FERNANDO
Che dicesti?
FERNANDO, GIANNETTO, FABRIZIO
Parla; spiegati.
I GIUDICI
Via, si tronchi ogni dimora;
Alla carcere, al supplizio.
NINETTA
(in atto di volere da lui un amplesso)
Ah mio padre, in pria ch'io mora!...
FERNANDO
Figlia! -
(ai satelliti che lo trattengono)
Barbari, lasciatemi.
I GIUDICI
(ai satelliti, i quali fanno subito per
strascinar via Ninetta e Fernando)
Eseguite.
NINETTA, FERNANDO
Oh Dio, soccorso!
GIANNETTO, FABRIZIO
Ah Ninetta!
IL PODESTÀ
(fra sè)
Qual rimorso!
NINETTA
Mio Giannetto! mio Fabrizio!
I GIUDICI
(ai satelliti)
Alla carcere; al supplizio.
TUTTI
(fuorché il Pretore ed i Giudici)
Ah neppur l'estremo amplesso!
Questa è troppa crudeltà.
Sino il pianto è negato al mio ciglio
Entro il seno s'arresta il sospir.
Dio possente, mercede, consiglio!
Tu m'aita il mio fato a soffrir.
I GIUDICI, IL PODESTÀ
(fra sè)
Ah già il pianto mi spunta sul ciglio!
Tanto strazio mi fa impietosir.
Ma la legge non ode consiglio;
Noi dobbiamo alla legge ubbidir.
(Le guardie dall'una parte conducono Fernando
alla carcere dall'altra la Ninetta al luogo del
supplizio. Il Pretore, i giudici ed il Podestà si
ritirano. Tutti gli altri partono costernati.)
Scena Dodicesima
(Piazza del villaggio. Alla destra dello spettatore si
vede il campanile ed una parte della c***sa: verso
la cima del campanile sporge in fuori un piccolo
ponte ad uso di far delle riparazioni. - Alla sinistra
è collocata la porta maggiore della podesteria. Al
di là della podesteria c'è una contrada, e dirimpetto
un'altra che mette dietro alla c***sa. Parimenti alla
sinistra, si vede una piccola porta, che è quella
dell'orto della casa di Fabrizio)
LUCIA
(uscendo dalla c***sa)
Ora mi par che il core
Sia meno oppresso.
Ah, se benigno il Cielo
Le preci udì dell'alma mia pentita
No, l'infelice non sarà punita.
A questo seno
Resa mi fia;
Qual figlia mia
Io l'amerò
Saprò corregger
I miei trasporti,
Gli antichi torti
Riparerò.
(entra nella propria casa per la porta dell'orto)
Scena Tredicesima
ERNESTO
Che razza di villaggio!
Neppure un cane che additar mi possa
L'abitazion di questo Podestà,
E quella di Fabrizio... Ah spero bene
Di ritrovarvi ancora
Il mio caro Fernando. Oh quanta gioia
Ei proverà vedendo
Il suo fedele Ernesto, ed ascoltando
La felice notizia!... - Il ciel ti arrida,
O clemente mio Re, che la sua grazia
Col tuo nome segnasti!
(Si vede arrivar Pippo dal fondo della piazza)
Ah finalmente
Ecco un uomo: egli certo saprà dirmi...
(a Pippo)
Amico, una parola: ov'è la casa
Del Podestà?
PIPPO
La casa sua? Guardate:
Laggiù, dopo il palazzo
C'è una contrada; entrate: alla sinistra
La prima porta.
ERNESTO
E quella di Fabrizio?
PIPPO
Dopo breve tratto
Vien essa; ed è la quarta appunto.
ERNESTO
Grazie.
(parte)
Scena Quattordicesima
PIPPO
Ora che nel castagno
Ho riposto il denaro, veder bramo
Quanto mi avanza ancor. -
(siede sovra una panchina di sasso presso
l'orto di Fabrizio, e conta il suo denaro)
Sono più ricco
Di quel che mi credeva... Ah questa lira,
Nuova di zecca me la diè Ninetta
Un certo giorno;... dunque a parte: insieme
Tu starai colla croce.
(mette a parte la lira, e in questo momento
compare la gazza sulla porta dell'orto.)
Ah brutta diavola,
Che fai lì? Se ti colgo...
GIORGIO
Con chi l'hai?
PIPPO
(alzandosi, e raccogliendo il denaro)
Con quella gazza infame.
Oh! ecco Antonio.
(ad Antonio)
E ben, che nuove abbiamo?
E la Ninetta?
ANTONIO
(piangendo)
Ahimè! Tutto è finito.
PIPPO
Podestà scellerato!
(Qui, la gazza discende sulla panchina, rapisce la
lira messa in disparte e se ne vola sul campanile)
GIORGIO
(additandogli la gazza)
Oh guarda, guarda.
PIPPO
Briccona! E giustamente
Rubarmi la moneta
Che tanto mi premeva. - Ah birba, birba!
Eccola là sul ponte. Oh se potessi
Arrampicarmi, forse
Troverei la mia lira. Vo' provarmi.
ANTONIO
Andiamo insiem.
PIPPO
Gazzaccia maledetta!
(Pippo e Antonio corrono via)
GIORGIO
Ah, ahà, non correr tanto che ti aspetta.
Scena Quindicesima
(Ninetta in mezzo alla gente d'arme; contadini, e
Giorgio che s'è ritirato in un angolo e ch'esprime
il suo dolore. Alcuni satelliti fanno riparo alla calca
de' contadini nel fondo; Ninetta in mezzo ad altre
genti d'arme discende dalla gradinata della
podesteria e s'avvia lentamente verso la contrada
che gira dietro alla c***sa; essa è preceduta e
seguita dagli abitatori del villaggio)
CORO
Infelice, sventurata
Ti rassegna alla tua sorte
No, crudel non è la morte
Quando è termine al martir.
NINETTA
(soffermandosi davanti alla c***sa)
Deh tu reggi in tal momento
Il mio cor, pietoso Iddio!
Deh proteggi il padre mio,
E ti basti il mio morir!
(ai satelliti)
Or guidatemi alla morte
Si finisca di soffrir.
CORO, GIORGIO
Ah farebbe la sua sorte
Anche un sasso intenerir!
(La Ninetta prosegue il suo cammino, seguita dal
popolo, e ben tosto si toglie agli sguardi degli
spettatori. - Terminata la funebre marcia, Giorgio
attraversa la scena lentamente e costernato)
Scena Sedicesima
PIPPO
(sul ponte del campanile, tirando a sé qualche
cosa da un buco in cui egli aveva intruso il
braccio. Intanto la gazza è volata via)
Giorgio, Giorgio? oh me felice!
GIORGIO
E così, che cosa è stato?
PIPPO
Tutto, tutto ho ritrovato:
Guarda, guarda;
(mostrandogli la posata)
Avvisa, grida. -
ANTONIO
Non lasciamola ammazzar!
GIORGIO
Sei tu pazzo?
PIPPO, ANTONIO
(vedendo da lungi il convoglio,
e gridando a tutta voce)
Olà, fermate;
Dove andate? cosa fate?
Non mi vogliono ascoltar.
PIPPO
Inumani, andrò ben io...
(Pippo e Antonio rientrano nel campanile)
GIORGIO
Ti compiango, amico mio:
Il cervello se n'è andato.
(Pippo e Antonio suonano
una campana a tutta forza)
Che fracasso indiavolato!
Oh che pazzo da legar!
GIANNETTO
(uscendo precipitosamente dall'orto)
Che vuol dir?
FABRIZIO, LUCIA
(idem, e dietro loro alcuni famigli)
Che cosa avvenne?
ANTONIO, PIPPO
(ricomparendo sul ponte)
Innocente è la Ninetta!
TUTTI
(fuorché Pippo e Antonio)
Innocente!
PIPPO, ANTONIO
Innocentissima!
PIPPO
Il cucchiaio, la forchetta,
La mia lira, è tutto qua.
ANTONIO
Quella gazza maledetta
Fu la ladra.
LUCIA, GIANNETTO
FABRIZIO, GIORGIO
Giusto cielo!
LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO
GIORGIO, CORO
Caso eguale non si dà.
PIPPO
Padrona, spiegate
Il vostro grembiale.
(Pippo getta giù la posata nel grembiale della Lucia)
GIANNETTO, FABRIZIO
È mirate:
(l'uno prende subitamente la forchetta, e
l'altro il cucchiaio, che mostrano alla Lucia)
GIANNETTO, FABRIZIO, CORO
Il colpo fatale corriamo a impedir.
LUCIA, PIPPO, ANTONIO, GIORGIO
Il colpo fatale correte a impedir.
(Fabrizio e Giannetto, colla posata, corrono via, e
dietro ad essi i famigli. - Pippo e Antonio rientrano
nel campanile e suonano di nuovo a martello)
Scena Diciassettesima
IL PODESTÀ
Che scampanare è questo!
Che cosa è mai successo?
LUCIA
(correndogli incontro)
Del mio piacer l'eccesso
Non vi saprei spiegar.
IL PODESTÀ
Io non capisco niente.
LUCIA
La povera Ninetta pur troppo era innocente.
(a Giorgio e al Podestà)
Ah cari amici miei,
Andiamola a incontrar.
GIORGIO
Andiamola a incontrar.
IL PODESTÀ
Mi sembra di sognar.
(Mentre la Lucia insieme con Giorgio fa per
incamminarsi, s'ode di lontano una scarica di
fucili. - Pippo ed Antonio sul campanile stanno
osservando attentamente verso la campagna)
LUCIA
Ah! qual rimbombo! Oh Dei!
È morta, è morta.
(s'abbandona svenuta tra le braccia di Giorgio)
IL PODESTÀ
Oh cielo!
Qual fremito! qual gelo
Mi piomba sovra il cor!
PIPPO, ANTONIO
Io la vedo! Viene, viene!.
Qual trionfo! Oh benedetta!
CORO
(di dentro)
Viva, viva la Ninetta,
La sua fede, il suo candor!
IL PODESTÀ, GIORGIO
Oh che sento!
GIORGIO
(alla Lucia che s'è riscossa)
Avete udito?
ALCUNI FAMIGLI, ANTONIO, PIPPO
Viene, viene: non temete.
LUCIA
Dite il vero?
ANTONIO, PIPPO, I FAMIGLI
La vedrete.
IL PODESTÀ
Ma lo sparo?
ANTONIO, PIPPO, I FAMIGLI
Fu allegria.
ANTONIO, PIPPO, I FAMIGLI
Ecco, ecco!
Scena Diciottesima
(I suddetti, Ninetta, Fabrizio, Giannetto abitanti,
genti d'arme; e poscia Ernesto con Fernando. La
Ninetta è a**isa sopra un carro adornato
all'infretta di rami e di fiori, e tratto da alcuni
contadini. Giannetto, Fabrizio ed altri contadini
le fanno corteggio. Diversi contadinelli si
arrampicano qua e là per vedere)
LUCIA
(correndo incontro alla Ninetta)
Figlia mia!
GIANNETTO
(leggendo ciò che sta scritto in
una carta ch'egli consegna al Podestà)
"Si rilasci la Ninetta."
Questa è mano del Pretor.
LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO
Quando meno il cor l'aspetta
Sembra il giubilo maggior.
IL PODESTÀ
(fra sè)
Quanto costa una vendetta!
Di rimorsi ho pieno il cor.
GIORGIO, PIPPO, ANTONIO, CORO
Viva, viva la Ninetta
La sua fede, il suo candor!
(Pippo e Antonio discendono dal campanile)
NINETTA
Queste grida di letizia
Danno tregua al mio tormento:
Ma il mio cor non è contento;
Ma con voi, miei fidi amici
No, gioir non posso ancor!
LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO
Mia Ninetta, che mai dici?
È svanito ogni timor.
NINETTA
No, no!... Dov'è mio padre?...
Nessun risponde: oh Dio!
FERNANDO
(comparendo improvvisamente
accompagnato da Ernesto)
Cor mio, sì, vive, e a te sen vola;
(abbracciando la figlia)
Sempre con te sarà.
NINETTA
Ah padre! Or sì che oblio
Tutti i passati guai:
Ah che perfetta è omai
La mia felicità!
TUTTI
(fuorché il Podestà)
Ah chi provato ha mai egual felicità!
IL PODESTÀ
(accennando a Fernando)
Ma in che modo fu costui
Dal suo carcer liberato?
FERNANDO
Per un ordine firmato
Dal monarca mio signor.
(Ernesto ne fa testimonianza co' suoi cenni)
TUTTI
(fuorché il coro e il Podestà)
Viva il Principe adorato
Che sol regna coll'amor!
IL PODESTÀ
(fra sè)
Son confuso, strabiliato;
Di me stesso sento, orror.
CORO
(additando il Podestà)
È confuso, strabiliato,
E già cambia di color.
NINETTA
E il buon Pippo? Non lo vedo.
PIPPO
(accorrendo verso la Ninetta, la quale gli fa
grande accoglienza; dietro ad esso viene Antonio)
Cara amica, sono qua.
LUCIA
(unendo la mano di Ninetta con quella di Giannetto)
Mia Ninetta, ecco il tuo sposo.
NINETTA, FERNANDO, GIANNETTO
Oh momento avventuroso!
LUCIA
Ma perdona alla Lucia!
(Ninetta e Giannetto l'abbracciano)
FABRIZIO
Brava, brava moglie mia!
NINETTA, GIANNETTO
Ah mio ben, fra tanto giubilo
Sento il cor dal sen balzar.
TUTTI
(fuorché il Podestà)
Una scena così tenera
Fa di gioia lagrimar.
IL PODESTÀ
(fra sè)
Una scena così tenera
Mi costringe a lagrimar.
NINETTA, GIANNETTO
FERNANDO, PIPPO
Ecco cessato il vento
Placato il mare infido:
Salvi siam giunti al lido;
Alfin respira il cor.
IL PODESTÀ
(fra sè)
Sordo sussurra il vento,
Minaccia il mare infido:
Tutti son giunti al lido;
lo son fra l'onde ancor.
TUTTI
(fuorché il Podestà)
In gioia ed in contento
Cangiato è il mio timor.
IL PODESTÀ
(fra sè)
D'un tardo pentimiento
pavento, oh Dio, l'orror!
ACTO I
Escena Primera
(Amplio corral en la casa de Frabricio.
Pórtico rústico con un arco por encima.
Una jaula abierta colgada de la pared
en cuyo interior hay una urraca. Al fondo,
en el centro, una puerta con cancela
por la que se entra al corral)
CORO
¡Oh, qué afortunado día!
¡Oh, qué alegría disfrutaremos!
PIPPO
Después de meses y meses
de guerra y prohibiciones,
por fin podrá volver a ver el patrón
a sus parientes.
CORO, PIPPO
¡Ven, ven, amo!
TODOS
¡Ven con nosotros, amado Giannetto!
¡Oh, que afortunado día!
¡Oh, qué alegría disfrutaremos!
LA URRACA
¡Pippo! ¡Pippo!
PIPPO
¿Quién me ha llamado?
CORO
(viendo a la urraca, se burlan de Pippo)
No sé nada... ¡ja, ja, ja!
LA URRACA
¡Pippo!
PIPPO
¿Otra vez?
CORO
(señalando a la urraca)
¡Mira quien ha sido!
PIPPO
¡Maldita urraca malnacida,
deja que te coja!
LA URRACA
¡Pippo! ¡Pippo!
PIPPO
¡Cállate ya!
CORO
(Burlándose de Pippo
¡Pippo! ¡Pippo! ¡Ja, ja, ja!
LUCÍA
¿Qué hacéis, vagos?
¿As
ATTO I
Scena Prima
(Ampio cortile della casa di Fabrizio. Sul dinanzi
domina un portico rustico con pergolato; ad un
pilastro è appesa una gabbia aperta, dentro della
quale si vede una gazza. Nel fondo e verso il mezzo
è collocata una porta con cancello, per cui si entra
nel cortile. Al di là la scena rappresenta alcune)
CORO
Oh che giorno fortunato!
Oh che gioia si godrà!
PIPPO
Dopo tanti e tanti mesi
Spesi in guerra e fra gli stenti,
Oggi alfine a' suoi parenti
Il padron ritornerà.
CORO, PIPPO
Vieni, vieni, o padroncino;
TUTTI
Vieni a noi, Giannetto amato
Oh che giorno fortunato!
Oh che gioia si godrà!
LA GAZZA
Pippo? Pippo?
PIPPO
Chi ha chiamato?
CORO
(essendosi accorti della gazza, e deridendo Pippo)
Non so niente. - Ah ah ah!
LA GAZZA
Pippo?
PIPPO
Ancora?
CORO
(additandogli la gazza)
Ve' chi è stato.
PIPPO
Brutta gazza maledetta,
Che ti colga la saetta!
LA GAZZA
Pippo? Pippo?
PIPPO
Taci là.
CORO
(deridendo Pippo)
Pippo? Pippo? Ah ah ah!
LUCIA
Marmotte, che fate?
Così m'obbedite?
Movetevi, andate;
La mensa allestite
La sotto alla pergola
Che invita a mangiar.
Che flemma! sbrigatevi:
Pigliate, stendete.
Mio figlio, il sapete,
Dee tosto arrivar.
PIPPO, CORO
Che giorno beato
Dobbiamo passar!
LUCIA
Alfine cessato
Avrò di tremar.
Eh, Ninetta?... Quando io chiamo,
Tutti perdono l'udito.
E colui di mio marito
Dove adesso se ne sta?
FABRIZIO
Tuo marito eccolo qua.
PIPPO, CORO
Ser Fabrizio eccolo là.
FABRIZIO
Egli viene, o mia Lucia,
Come Bacco, trionfante;
Egli reca l'allegria,
Reca il nettare spumante
Che mantiene nelle vene
Il vigor, la sanità.
TUTTI
Viva Bacco e la cantina,
Medicina d'ogni età.
LUCIA
(a Fabrizio)
Ah col suo congedo alfine
Oggi arriva il figlio amato!
FABRIZIO
Certamente; ed ammogliato
Lo vorrei, ben mio, veder.
LUCIA
A me tocca il dargli moglie;
Questo affare a me si aspetta.
Egli dee sposar...
LA GAZZA
Ninetta.
FABRIZIO
Ah! la gazza ha indovinato.
LUCIA
Insensato!
FABRIZIO
Si vedrà. -
(si avvicina alla gazza l'accarezza)
Brava, brava!
(e ne resta beccato)
Ahi, ahi!
LUCIA
Ch'è stato?
FABRIZIO
M'ha beccato.
LUCIA
E ben ti sta.
FABRIZIO
Ma la gazza ha indovinato.
LUCIA
Insensato!
FABRIZIO
Si vedrà.
CORO
Se la gazza ha indovinato,
Ogni core esulterà.
TUTTI
(additando la mensa)
Là seduto l'amato Giannetto
FABRIZIO, CORO
A suo padre, alla sposa vicino
PIPPO, CORO
A sua madre, alla sposa vicino
LUCIA
Alla cara sua madre vicino
TUTTI
Noi l'udremo narrar con diletto
Le battaglie, le stragi, il bottino;
Or d'orgoglio brillar lo vedremo
Or di bella pietà sospirar.
E fra i brindisi intanto faremo
I bicchieri ricolmi sonar.
(Partono gli abitanti del villaggio)
FABRIZIO
(guardando l'oriolo)
Oh cospetto! Undici ore già passate.
E Giannetto ne scrive
Che sarà qui sul mezzogiorno.
LUCIA
Oh diavolo,
Già così tardi! - E la Ninetta ancora
Non veggo. Ov'è costei ? - Pippo, rispondi.
PIPPO
Per la collina, io credo,
A cogliere le fragole.
LUCIA
Ah Fabrizio,
Da qualche tempo son molto scontenta
Di questa tua Ninetta. - Pippo, Ignazio,
Antonio, andate tutti
A preparare il resto. -
(Pippo e gli altri famigli si ritirano)
Ah se la colgo quella smorfietta!...
FABRIZIO
Eh via, cessa una volta!
Tu sempre la rimbrotti, e sempre a torto.
LUCIA
A meraviglia! E quando
Ridendo e civettando ella mi perde
Le forchette d'argento, dimmi, allora
Se mi viene la bile, ho torto ancora?
FABRIZIO
Gran cosa! Finalmente
È una forchetta sola
Che si smarrì per caso; e chi sa forse
Che un dì non si ritrovi! - Orsù, Lucia,
Bada a trattare con maggior dolcezza
Quella fanciulla.
LUCIA
(in aria di disprezzo)
Ah, ahà!
FABRIZIO
Rispetta in lei
Le sue sventure. Sai
Ch'ella è pur figlia di quel bravo e onesto
Fernando Villabella
Che fra le schiere incanutisce; e s'ella,
Orfana della madre e senza doni
Della fortuna, colle sue fatiche
Qui si procaccia una meschina vita,
Non debb'esser perciò da noi schernita.
LUCIA
E chi dice il contrario? - Ma finiamola.
Il tempo vola: io corro
Un momento in cucina; e poi, se credi,
Andremo insieme ad incontrar Giannetto.
(via)
FABRIZIO
Dici ben; vo nell'orto, e là ti aspetto.
(via) Scena Seconda
(Ninetta con un panierino di fragole, che scende
dalla collina ed entra nel cortile; poscia Fabrizio;
e finalmente la Lucia col canestro delle posate)
NINETTA
Di piacer mi balza il cor;
Ah bramar di più non so:
E l'amante e il genitor
Finalmente io rivedrò.
L'uno al sen mi stringerà;
L'altro... l'altro... ah che farà?
Dio d'amor, confido in te;
Deh tu premia la mia fé!
Tutto sorridere
Mi veggo intorno;
Più lieto giorno
Brillar non può.
Ah già dimentico
I miei tormenti:
Quanti contenti
Alfin godrò!
(va a deporre il suo panierino sulla mensa)
FABRIZIO
(uscendo dall'orto con alcune pere
che va a deporre sulla mensa)
Oh come il mio Giannetto
Gradirà queste pere!
NINETTA
(a Fabrizio)
Addio, buon giorno!
FABRIZIO
Alfin sei giunta, amabile Ninetta.
Hai raccolto le fragole?
NINETTA
Un intero
Panierin n'ho ricolmo. - Eccole.
FABRIZIO
Oh belle,
E fresche al par di te! - Senti, mia cara;
Quest'oggi vo' che tutto
Spiri dintorno a noi gioia, letizia
E amore.
NINETTA
Oh si, lo spero. Vostro figlio...
FABRIZIO
Ah, ahà! Mio figlio, il so, ti piace... Basta...
NINETTA
Come! che dite?
FABRIZIO
Già da un pezzo io leggo
In quegli occhi, in quel core.
NINETTA
(fra sè)
Oh Dio!
FABRIZIO
Sta' lieta;
Non t'arrossire. Al padre suo Giannetto
Non v'è cosa che asconda: ei t'ama; ed io
Questo amor non condanno.
NINETTA
Oh me felice!
Fabrizio
Taci, ché vien Lucia. Caro Fabrizio!
(gli bacia la mano, ed egli le fa una carezza)
LUCIA
Ma brava! - E tu, quando farai giudizio?
(alla Ninetta)
Prendi queste posate, e bada bene
Che non si perda nulla.
NINETTA
Ah no! Vorrei
In pria morir, che ancora
Mancar dovesse...
LUCIA
Solite proteste.
Ma intanto la forchetta se n'è ita.
NINETTA
lo non ci ho colpa!
LUCIA
Ma però...
FABRIZIO
Che vita!
(prende la Lucia per un braccio,
mostrandosi alquanto adirato)
Andiamo.
LUCIA
Andiamo pure.
FABRIZIO
(si stacca dalla Lucia, e va a
parlare nell'orecchio alla Ninetta)
Addio, Ninetta.
LUCIA
(tirando a sé Fabrizio)
Eh quante tenerezze! Ad una serva
Non bisogna dar tanta confidenza.
FABRIZIO
Non pianger, mia fanciulla; abbi pazienza.
(Lucia e Fabrizio escono, e prendono la via della
collina. Ninetta chiude il cancello, e poi rientra
nell'abitazione)
Scena Terza
(Isacco, prima di dentro e poscia affacciandosi al
cancello, colla sua cassa di merci; e subito Pippo,
arrecando qualche cosa per la mensa)
ISACCO
Stringhe e ferri da calzette
Temperini e forbicette,
Aghi, pettini, coltelli,
Esca, pietre e zolfanelli.
Avanti, avanti
Chi vuol comprar,
E chi vuol vendere
O barattar.
PIPPO
Oh, senti il vecchio Isacco.
Andate, galantuomo; risparmiate
Una voce sì bella:
Quest'oggi abbiamo vuota la scarsella.
ISACCO
lo compro, se volete;
Baratto, se vi piace:
Guardate che bei capi,
Che belle mercanzie
Tutte di moda e più che mai perfette.
PIPPO
Andate, vi ripeto.
ISACCO
Salutatemi
La signora Ninetta: se per sorte
Ella bisogno avesse
De' fatti miei, ditele ch'io mi trovo
Fino a domani nell'Albergo nuovo.
(parte) Scena Quarta
(Pippo e Ninetta con de' fiori per adornar la mensa)
NINETTA
(a Pippo)
Mi par d'aver udita
La voce di quel vecchio merciaiuolo
Che suole tutti gli anni
Passar di qua.
PIPPO
Non v'ingannaste: è desso;
E mi chiamò di voi.
NINETTA
Gli son tenuta a**ai.
Pippo, un usuraio egual non vidi mai.
(S'ode dietro alla collina una sinfonia campestre)
NINETTA
Ma qual suono!
CONTADINI
(da lontano)
Viva, viva!
NINETTA
Ma quai grida!
CONTADINI
(come sopra)
Ben tornato!
PIPPO
(saltando per gioia)
È Giannetto!
NINETTA
Oggetto amato,
Deh mi vieni a consolar!
Oh momento fortunato!
Oh che dolce palpitar!
PIPPO
(correndo sulla soglia dell'abitazione
e chiamando i famigli)
Fuori, fuori! È ritornato: deh venitelo a mirar!
Scena Quinta
(Ninetta, Pippo, Giannetto, Fabrizio, Lucia,
contadini e contadine che si veggono discendere
dalla collina, ed i famigli di Fabrizio che escono
nel cortile. Giannetto vedendo la Ninetta, si
spicca dalla comitiva, corre e trovasi alla porta
che dalla strada mette al cortile, cortile, nel
momento che vi giunge la Ninetta per riceverlo)
CORO
Bravo, bravo! Ben tornato!
Qui dovete ognor restar
GIANNETTO
(a Ninetta)
Vieni fra queste braccia...
Mi balza il cor nel sen!
D'un vero amor, mio ben,
Questo è il linguaggio.
Anche nel nemico in faccia
M'eri presente ognor:
Tu m'inspiravi allor
Forza e coraggio.
Ma quel piacer che adesso,
O mia Ninetta, io provo,
È così dolce e nuovo
Che non si può spiegar.
PIPPO, FABRIZIO, CORO
Mi sembrano due tortore:
Mi fanno giubilar.
(Tutti fanno festa a Giannetto. Ad un cenno di Lucia,
Pippo e gli altri famigli rientrano in casa. Alcuni
famigli portano fuori delle sottocoppe coperte di
bicchieri, e mescono ai contadini. Pippo esce con
un nappo in mano, e si mette in mezzo alla festosa
turba, e fa il seguenti brindisi)
PIPPO
Tocchiamo, beviamo
A gara, a vicenda:
Il petto s'accenda
Di dolce furor.
TUTTI
Tocchiamo; e discenda
La gioia nel cor.
PIPPO
Se il nappo zampilla,
Se spuma, se brilla,
E ricchi e pitocchi
Esultano allor
TUTTI
Beviamo; e trabocchi
Di gioia ogni cor.
PIPPO, TUTTI
Il nappo è di Pippo
La pipa e la poppa:
Il peccherò accoppa
Le pene del cor.
(Finiscono le danze, e tutti si
levano da tavola. I contadini escono)
GIANNETTO
O madre, ancor non mi diceste nulla
Del caro zio. Che fa?
LUCIA
Sempre trafitto
Dalla sua gotta.
GIANNETTO
Ah voglio vederlo ed abbracciarlo.
FABRIZIO
E ben, possiamo or tutti in compagnia
Andar da lui: - che te ne par, Lucia?
LUCIA
Andiamoci pur. - Ninetta,
Tien l'occhio a tutto. - Pippo?...
PIPPO
(uscendo subito)
Signora...
LUCIA
Là in cucina
Raccogli la mia gente
E mangiate e bevete allegramente.
PIPPO
Oh vi faremo onore!
(rientra in casa)
GIANNETTO
(alla Ninetta)
A rivederci, mia cara!
NINETTA
Sì, ma ritornate presto.
LUCIA
(alla gazza)
Povera bestiolina,
Vien qua; bacia la mano: addio, carina.
(Fabrizio, Lucia e Giannetto escono dalla porta che
mette alla strada. Intanto ch'essi dilungassi al basso
Fernando compare sulla collina e ne discende
guardandosi sempre d'intorno in aria di sospetto)
Scena Sesta
NINETTA
(fra sè)
Idolo mio!.. - Contiamo
Queste posate. - Oh come,
Come sento ch'io l'amo!
FERNANDO
(riconoscendo la casa di Fabrizio)
No, non m'inganno.
NINETTA
Il conto è giusto.
FERNANDO
Oh Dio!
Quella certo è mia figlia!... Ahi di qual colpo
A ferire ti vengo!
NINETTA
Oh cielo! un uomo:
Par ch'egli pianga.
(se gli accosta timidamente)
Dite, in che poss'io?...
FERNANDO
(scoprendosi, e con dolore)
Adorata mia figlia!
NINETTA
(con trasporto, e gettandosi fra
le braccia di suo padre)
Oh padre mio!
FERNANDO
Zitta! Non mi scoprir.
NINETTA
Come! che dite?
FERNANDO
Ascolta, e trema. - Ieri,
Sul tramontar del sole,
Giunse a Parigi la mia squadra. Io tosto
Del capitano imploro
Di vederti il favor. Bieco e crudele
Ei me lo niega. Con ardir, con fuoco,
A' detti suoi rispondo "Sciagurato!"
Ei grida; e colla spada
Già m'è sopra. Agli occhi
Mi fa un velo il furor; la scialba impugno,
M'avvento, e i nostri ferri
Già suonano percossi;
Quand'ecco a noi sen viene
p***to un soldato, e il braccio mio trattiene
NINETTA
E allora, padre mio?
FERNANDO
Barbara sorte!
Fui disarmato, e condannato a morte.
NINETTA
Misera me!
FERNANDO
Gli amici
Procurar la mia fuga. Il prode Ernesto
Di questi cenci mi coperse, e
Mi fu fino al primiero
Villaggio, dove entrambi
Piangendo ci lasciammo. "Amico mio",
Ei disse; e dir non mi poteva: Addio!
NINETTA
Come frenare il pianto!
Io perdo il mio coraggio!...
E pur di speme un raggio
Ancor vegg'io brillar.
FERNANDO
Ah no, non v'è più speme;
È certo il mio periglio:
Solo un eterno esilio,
Oh Dio ! mi può salvar.
NINETTA, FERNANDO
Padre/figlia
Per questo amplesso...
Ah regger non poss'io!
Chi vide mai del mio
Più barbaro dolor!
FERNANDO
Deh! M'ascolta.
NINETTA
Si, parlate.
FERNANDO
Fra l'orror di tante pene,
Se sapessi...
(Si vede in questo momento
arrivare dalla collina il Podestà)
NINETTA
Oh Dio, chi viene!
FERNANDO
Chi mai dunque?
NINETTA
Il Podestà.
FERNANDO
Ah, che dici! Son perduto.
Come far?
NINETTA
(conducendolo verso la mensa)
Qui, qui sedete.
FERNANDO
S'ei mi scopre...
NINETTA
Nascondete quelle vesti.
FERNANDO
Ma se mai...
Oh crudel fatalità!
NINETTA
Ah coraggio, per pietà!
NINETTA, FERNANDO
Io tremo, pavento:
Che fiero tormento!
Che barbara sorte!
Men cruda è la morte.
Il nembo è vicino!
Tremendo destino
Mi sento gelar!
(Fernando si ravviluppa nel suo gabbano e si colloca
nel'angolo più lontano della tavola. La Ninetta si
occupa a sparecchiar la mensa)
Scena Settima
(Il Podestà, Ninetta e Fernando. Il Podestà,
avviandosi verso l'abitazione, dice quanto segue.
Frattanto la Ninetta versa da bere a suo padre,
e lo conforta in Segreto)
IL PODESTÀ
Il mio piano è preparato,
E fallire non potrà.
Pria di tutto, con destrezza,
Le solletico l'orgoglio.
(contraffacendo la Ninetta)
"No, non posso... ohimè!... non voglio...
Deh partite, o Podestà!"
(normale)
Ciance solite e ridicole;
Formolario ormai smaccato!
Ma frattanto il cor piagato
Un bel sì dicendo va.
Il mio piano è preparato,
E fallire non potrà.
Sì, sì, Ninetta
Sola soletta
Ti troverò.
Quel caro viso
Brillar d'un riso io ti farò.
E poi che in estasi
Di dolce amor ti vedrò stendere
La mano al cor,
Rinvigorito,
Ringiovanito
Trionferò.
Il mio progetto
Fallir non può.
NINETTA
(versando a suo padre un altro bicchiere di vino)
Un altro, un altro: questo
Vi darà forza a camminar.
IL PODESTÀ
(avendo udita la voce di Ninetta,
e solo accorgendosi di lei in questo punto)
Buon giorno, bella fanciulla.
NINETTA
Vi son serva
IL PODESTÀ
(a parte alla Ninetta)
Ditemi: Chi è quell'uomo?
NINETTA
Un povero viandante
Che mi c***dea soccorso...
IL PODESTÀ
E voi gli deste
A bere. Oh brava, brava! Anch'io, mia cara,
Ho una gran sete...
NINETTA
Subito, vi servo.
IL PODESTÀ
(trattenendola)
No, no, per la mia sete non ci vuole del vin.
NINETTA
Dunque dell'acqua?
IL PODESTÀ
(accarezzandole la mano)
Tu non mi vuoi capir.
NINETTA
Lasciate. -
(a suo padre)
E bene,
Come lo ritrovaste?
(e poi sottovoce)
Fingete di dormire.
(ritornando verso il Podestà)
Oh, voi saprete ch'è arrivato Giannetto.
IL PODESTÀ
Ed ero appunto venuto a salutarlo.
NINETTA
Mi rincresce che sono tutti usciti.
IL PODESTÀ
Eh non importa!
Ci siete voi, mi basta.
(accennando Fernando, il quale finge di dormire,
ma di tempo in tempo alza la testa per osservare
che cosa succede)
Ma colui perché non se ne va?
Cacciatelo.
NINETTA
Vedete, è tanto stanco
Che già s'è addormentato.
IL PODESTÀ
(fra sè)
Can che dorme
non dà molestia.
(a Ninetta)
Ah se sapeste, o cara,
Da quanto tempo io cerco
Di ritrovarvi sola...
NINETTA
Andate, andate; non vi fate burlare.
IL PODESTÀ
Ah, mia Ninetta,
Perché così ritrosa?
Rispondi, anima mia.
Scena Ottava
GIORGIO
Il cancellier Gregorio a voi m'invia.
IL PODESTÀ
Un corno.
(fra sè)
Uh! Maledetto.
GIORGIO
Questo piego pressante è a voi diretto.
IL PODESTÀ
Ah ah! - Chi l'ha recato?
GIORGIO
Un birro.
NINETTA, FERNANDO
(a parte con spavento)
Un birro!
IL PODESTÀ
Giorgio, dammi una sedia. -
Vediamo che cos'è. - Vattene pure.
(Giorgio parte) Scena Nona
(Il Podestà, Ninetta e Fernando. Il Podestà,
a**iso verso il mezzo della scena, si leva di tasca
un portafogli, ne toglie le forbici onde tagliare il
sigillo del piego; poi cerca gli occhiali, e, non
trovandoli, s'impazientisce di non poter riuscire
a leggere. Intanto succede in disparte fra la Ninetta
e suo padre il seguenti dialogo, che viene a suo
tempo interrotto dal Podestà)
NINETTA
Ah! caro padre, udiste? Io tremo! Intanto
Ch'ei legge, deh! fuggite.
FERNANDO
E come, o figlia?
Sono senza denari.
NINETTA
Oh cielo ! ed io
Non ho più nulla.
FERNANDO
E bene,
Prendi questa posata, unico avanzo
Di quanto io possedea. Deh tu procura
Di venderla dentr'oggi, - ma in segreto!
Là dietro al colle, io vidi
Un gran castagno, a cui la lunga etade
Scavato ha il sen.
NINETTA
Me ne sovvengo.
FERNANDO
Quivi Cela il denaro che potrai ritrarne.
Nel folto della selva
Io mi terrò nascoso: e come il cielo
Imbruni, fa' che in quel castagno io trovi
Almen questo sussidio.
NINETTA
(fra sè)
Ah! se tornasse
Quel merciaiuolo che pur dianzi...
O padre,
Farò di tutto. Andate...
FERNANDO
Figlia mia, abbracciami.
IL PODESTÀ
(alzandosi)
Ninetta?
NINETTA
(fra sè)
Giusto cielo!
IL PODESTÀ
(a Fernando che faceva per uscire)
Galantuomo, restate.
FERNANDO
(fra sè)
Io tremo!
NINETTA
(fra sè)
Io gelo!
(piano a suo padre, il quale torna
a sedersi, e finge ancora di dormire)
Traetevi in disparte.
IL PODESTÀ
(a parte alla Ninetta)
Son questi, almen suppongo, i contrassegni
D'un disertor. - "Fernando" par che dica.
NINETTA
(volgendo un guardo a suo padre, a sottovoce)
Fernando!...
FERNANDO
(fra sè)
Oh reo destino!
IL PODESTÀ
Ma il resto, senza occhiali,
È impossibile a leggere. Mia cara,
Fate il piacer, leggete voi.
NINETTA
(prendendo il foglio, trascorrendolo
e tremando, fra sè)
Gran Dio!
O m'uccidi, o mi salva il padre mio !
(legge in alta voce)
"M'affretto di mandarvi i contrassegni
D'un mio soldato... condannato a morte,
E fuggito pur or dalle ritorte.
Ei chiamasi..."
IL PODESTÀ
Su via.
NINETTA
"Fer... Fer... Fernando..."
(fra sè)
Suggeritemi, o Dei,
Qualche pietoso inganno!
IL PODESTÀ
(fra sè)
Oh come il duolo la rende ancor più bella!
NINETTA
"Ei chiamasi Fernando Vi... Vinella."
(guardando a suo padre, come per
indicargli la bugia ch'ella proferisce)
IL PODESTÀ
Continuate.
NINETTA
(fra sè)
Oh Dio! Se leggo ancora,
Tutto è perduto.
(legge)
"...Età: quarantott'anni;
Statura: cinque piedi..."
IL PODESTÀ
E ben, che avete?
Non sapete più leggere?
FERNANDO
(fra sè)
Infelice!
NINETTA
È una mano diabolica!
IL PODESTÀ
(in atto di toglierle il foglio
e cercando nelle sue tasche)
Ah se avessi gli occhiali!
NINETTA
(ritenendo il foglio)
Permettete.
(fra sè)
Il ciel m'inspira.
(legge)
"Età: venticinqu'anni;
Statura: cinque piedi, undici pollici."
IL PODESTÀ
Peccato! - Andate avanti.
NINETTA
"Capelli biondi,
Occhi neri, ampia fronte e tondo il viso."
IL PODESTÀ
Cospetto! egli debb'esser un Narciso.
E tondo il viso!... e poi?
NINETTA
(guardando di mano in mano a suo padre
per nominar de' colori diversi da quelli di esso)
"Divisa bianca
Con mostre rosse; stivaletti gialli.
Se mai costui passasse
Sul vostro territorio, a dirittura
Fatelo imprigionar..."
IL PODESTÀ
(facendosi rendere il foglio dalla
Ninetta, e riponendolo in tasca)
Sarà mia cura.
Vediam se mai per caso
(a Fernando)
Olà, buon uomo?
NINETTA
(fra sè)
Ohimè!
FERNANDO
(fingendo di risvegliarsi)
Signore.
IL PODESTÀ
Alzatevi: -
Cavatevi il cappello.
NINETTA
(fra sè)
Io muoio!
IL PODESTÀ
(ridendo)
Ah ahà!
(alla Ninetta)
Venticinqu'anni; è vero? Capelli biondi,
Occhi neri, ampia fronte e tondo il viso.
No no, sì vago Adon qui non ravviso.
NINETTA
(fra sè)
Respiro.
IL PODESTÀ
(prendendo per mano la Ninetta)
Mia cara!
FERNANDO
(alla Ninetta in atto di volerle dire qualche cosa)
Signora...
IL PODESTÀ
(a Fernando con severità)
Partite.
NINETTA
(a Fernando con tenerezza)
Buon uomo!
IL PODESTÀ
(a Fernando)
Capite?
Uscite di qua.
(Fernando esce, ma sta in agguato dietro
ad un pilastro ella porta; la Ninetta lo
accompagna con lo sguardo)
NINETTA, FERNANDO
(fra sè)
Oh Nume benefico
Che il giusto difendi,
Propizio ti rendi;
Soccorso, pietà!
IL PODESTÀ
(fra sè)
L'istante è propizio!
Amore, discendi
Se il core le accendi,
Che gioia sarà!
(dopo aver veduto uscire Fernando)
Siamo soli: Amor seconda
Le mie fiamme, i voti miei:
Ah! se barbara non sei,
Fammi a parte del tuo cor.
NINETTA
Benché sola vi potrei
Far gelare di spavento:
Traditor! per voi non sento
Che disprezzo e rabbia e orror.
(Fernando è rientrato nel cortile)
NINETTA, FERNANDO
IL PODESTÀ
(fra sè)
Ah mi bolle nelle vene
Il furore e la vendetta!
Freme il nembo; e la saetta
Già comincia a balenar.
IL PODESTÀ
(fra sé)
Ma frenarsi qui conviene;
Colle buone vo' tentar.
NINETTA, FERNANDO
(l'uno accennando la figlia e l'altra il padre, fra sè)
Ma frenarsi qui conviene;
Egli sol mi fa tremar.
IL PODESTÀ
Via, deponi quel rigore;
Vieni meco e lascia far.
FERNANDO
(avanzandosi con impeto)
Vituperio! Disonore!
Abbastanza ho tollerato.
Uom maturo e magistrato,
Vi dovreste vergognar.
IL PODESTÀ
(contro a Fernando)
Ah per Bacco!..
FERNANDO
(al Podestà)
Rispettate l pudore e l'innocenza.
NINETTA
(a parte a Fernando)
Caro padre, oh Dio! prudenza.
IL PODESTÀ
(a Fernando)
Temerario!
FERNANDO
(con impeto)
Non gridate.
NINETTA
(a parte a Fernando)
Vi volete rovinar!
IL PODESTÀ
(alla Ninetta)
Vieni meco...
NINETTA
(respingendolo)
Sciagurato!
FERNANDO
(al Podestà)
Rispettate l'innocenza.
IL PODESTÀ
(a Fernando)
Cos'è questa impertinenza?
NINETTA
(a parte a Fernando)
Ah partite!
FERNANDO
(a parte alla Ninetta, e poi si ritira lentamente)
Sì, t'intendo!
IL PODESTÀ
Brutto vecchio, se più tardi... -
(alla Ninetta, in atto di prenderla per mano)
E tu senti.
NINETTA
(respingendolo)
Mostro orrendo!
IL PODESTÀ
Trema, ingrata! Presto o tardi
Te la voglio far pagar.
FERNANDO, NINETTA
(fra sè)
Infelice! tu mi guardi.
E ti debbo, oh Dio! lasciar.
NINETTA, FERNANDO
IL PODESTÀ
(fra sè)
Non so quel che farei;
Smanio, deliro e fremo.
A questo passo estremo
Mi sento il cor scoppiar!
(intanto che esce il Podestà e che la Ninetta
protende le braccia a suo padre, il quale si
vede salir la collina, la gazza scende sulla
tavola, rapisce un cucchiaio e se ne vola via)
ATTO II
(Stanza terrena in casa di Fabrizio, nel fondo una
porta con finestre che guardano sulla strada)
Scena Prima
(Pippo; quindi Ninetta che viene dal cortile col
canestro delle posate; e infine Isacco)
PIPPO
O pancia mia, tu devi
Quest'oggi esser contenta; e cibi e vino
Io te ne diedi a così larga mano
Che un ministro sembravo, anzi un sultano.
ISACCO
(dalla strada)
Stringhe e ferri da calzette,
Temperini e forbicette,
Aghi, pettini, coltelli
Esca, pietre e zolfanelli.
Avanti, avanti
Chi vuol comprar,
E chi vuol vendere
O barattar.
PIPPO
Vattene alla malora.
NINETTA
(entrando in scena)
Il merciaiuolo!
Come opportuno ei viene! -
(aprendo la porta che mette alla strada)
Isacco, Isacco?
ISACCO
Son qua, mia cara signorina.
NINETTA
(con imbarazzo)
Pippo
Mi par che voglia piovere;
E però sarà bene
Di ritirare in casa
La gabbia della gazza. -
(Pippo esce. Ad lsacco)
Orsù, vorrei...
(togliendosi da una tasca del grembiale
la posata datale da suo padre)
Vender questa posata.
ISACCO
Ed io la compro.
NINETTA
Quanto mi date?
ISACCO
È a**ai leggiera, pure
Vi do due scudi.
NINETTA
Oh indegnità! né meno
Un terzo del valore.
ISACCO
Via, non andate in collera
Vi do un zecchino, perché siete voi.
NINETTA
Non basta.
ISACCO
E bene, voglio
Fare uno sforzo. Questi son tre scudi:
Siete alfine contenta?
Ninetta, eh sì, per forza!
Uno... due... tre: tenete ma ci perdo.
NINETTA
Andate, andate;
E non dite a nessun...
ISACCO
Non dubitate.
(via)
Scena Seconda
NINETTA
(mettendosi il denaro in una tasca del grembiule)
Oh povero mio padre!
PIPPO
(entra la gabbia della gazza)
Ecco la gabbia
Ma quella scellerata
D'una gazza, chi sa dove n'è andata?
(depone la gabbia al suo luogo solito)
LA GAZZA
(sulla finestra)
Pippo?
NINETTA
Vedila là che ti canzona.
PIPPO
Mi vuol far impazzir quella stregona.
(La gazza dopo qualche istante
vola nella sua gabbia)
Ma perché mai, se la domanda è lecita,
Faceste entrar quel sordido avaraccio?
NINETTA
Avea bisogno di denaro; e quindi
Gli ho venduto...
PIPPO
Ah! capisco:
Qualche galanteria...
NINETTA
Sì, che per ora
Non m'era necessaria.
PIPPO
Oh che sproposito!
Perché non dirlo a me? Cara signora,
Voi dovete disporre in tutto e sempre
Del mio salvadanaio.
NINETTA
Ti ringrazio.
Ma lasciami; tu sai
Che ho tante cose a fare...
PIPPO
Ed io, per Bacco,
Ne ho da fare altrettante, e son già stracco.
(via)
Scena Terza
NINETTA
Andiam tosto a deporre entro il castagno
Questo denaro. Oh se potessi ancora
Rivederti, o mio padre...
(incontrandosi in Lucia,
Podestà, ecc. mentre fa per uscire)
Ah!
Scena Quarta
(Lucia che riconduce la Ninetta)
LUCIA
Brutta fraschetta in casa, in casa.
Se ti colgo ancora
(fra sè)
Pazienza! È d'uopo rinunziar per ora.
(presentando suo figlio al Podestà ed al Cancelliere)
Eccovi, o miei signori, quel Giannetto
Che si fe' tanto onor.
(La Lucia si fa recar dalla Ninetta
il paniere delle posate, e si mette a contarle)
IL PODESTÀ
(a Giannetto)
Me ne rallegro.
Io lessi ne' giornali
Più volte il vostro nome, e ben rammento
E la bandiera che di man toglieste
All'inimico, e i due cavalli uccisi
Sotto di voi. Sì giovine, e sì prode...
GIANNETTO
Degno ancora non son di tanta lode.
FABRIZIO
Bravo! -
(al Podestà e al Cancelliere)
Che ve ne pare?
LUCIA
E nove e dieci
Ed undici. -
(alla Ninetta)
Stordita! ecco qui manca
Ora un cucchiaio.
NINETTA
Come?
LUCIA
Sì, un cucchiaio.
Conta pure tu stessa. -
(La Ninetta si pone a contar le posate.
Rivolgendosi agli altri)
Eh! Che ne dite?
Oggi manca un cucchiaio; l'altro giorno
Si perse una forchetta. Ah questo è troppo!
IL PODESTÀ
È giusto il vostro sdegno:
Qui ci sono de' ladri. Esaminiamo,
Processiamo. - Gregorio...
FABRIZIO
Eh, ch'io non voglio
Processi in casa mia. - Ninetta?
NINETTA
È vero;
Uno adesso ne manca: e pur, credete,
Poc'anzi c'eran tutti.
(piange)
FABRIZIO
E via non piangere
Lo troveremo.
GIANNETTO
(chiamando verso le quinte)
Pippo?...
(Pippo accorre subito.)
Corri a veder se mai
Là sotto al pergolato
Sia caduto un cucchiaio.
(Pippo esce)
LUCIA
Io ci scommetto
Che non si troverà.
IL PODESTÀ
Non dubitate;
Lo troveremo noi.
(Fra sè)
Voglio che almeno tremi l'indegna.
(alla Lucia)
Carta e calamaio.
LUCIA
Vi servo sul momento.
FABRIZIO
(al Podestà)
Vi ripeto
Ch'io non voglio processi.
LUCIA
Eh taci, sciocco!
L'innocente è sicuro; e se v'è il reo,
Giova scoprirlo e castigarlo.
GIANNETTO
Oh cielo!
Per sì piccola cosa...
IL PODESTÀ
E pur la legge
In questo è a**ai severa,
Ed i ladri domestici condanna
Alla morte.
GIANNETTO
Alla morte!
Scena Quinta
PIPPO
(entra)
E sopra e sotto,
Ho cercato e frugato,
Ma nulla ho ritrovato.
NINETTA
(fra sè)
Oh me infelice!
IL PODESTÀ
Dunque c'è furto.
PIPPO
Io non so niente.
NINETTA
Anch'io sono innocente.
IL PODESTÀ
Or si vedrà.
(Il Podestà e il Cancelliere siedono ad un tavolino)
FABRIZIO
Ma quale
Esser potrebbe mai
La persona sospetta?
GIANNETTO
Un ladro in casa! E chi sarà?
LA GAZZA
Ninetta.
NINETTA
(volgendosi alla gazza)
Crudel! Tu pur m'accusi?
GIANNETTO
(alla Ninetta)
Oh Dio, tu piangi!
NINETTA
(additando la gazza)
Ma non l'avete udita?
GIANNETTO
Ah non temere!
Nessun vi bada.
(La gazza vola via)
FABRIZIO
(al Podestà)
In somma, vi scongiuro,
Lasciate, desistete.
IL PODESTÀ
Non posso.
GIANNETTO
(con risentimento al Podestà)
Ma...
IL PODESTÀ
Silenzio!
(al Cancelliere)
E voi scrivete.
"In casa di Messere
Fabrizio Vingradito
È stato oggi rapito... "
GIANNETTO
Rapito, no; smarrito.
IL PODESTÀ
Zitto! Vuol dir lo stesso.
"Rapito."
(al Cancelliere)
Avete messo?
"Un cucchiaio d'argento
Per uso di mangiar."
NINETTA, GIANNETTO, FABRIZIO
(additando il Podestà. Fra sè)
Che bestia! Che giumento!
Mi sento a rosicar.
PIPPO
(additando il Podestà. Fra sè)
Che testa! Che talento!
Mi fa trasecolar.
IL PODESTÀ
(fra sè)
La rabbia ancor mi sento;
Mi voglio vendicar.
LUCIA
(fra sè)
Pentita già mi sento:
Colui mi fa tremar.
IL PODESTÀ
(alla Ninetta)
Di tuo padre qual è il nome?
NINETTA
Ferdinando Villabella.
IL PODESTÀ
Villabella! Come, come?
Ora intendo, furfantella:
Quel briccone era tuo padre.
Ma paventa! le mie squadre
Lo sapranno accalappiar.
LUCIA, PIPPO
GIANNETTO, FABRIZIO
Quale enigma!
IL PODESTÀ
Eh! Nulla, nulla.
Questa semplice fanciulla
Ne vuol tutti corbellar.
NINETTA
Più non resisto, oh Dio!
(si leva dal grembiale il fazzoletto per asciugarsi le
lagrime, e rovescia in terra il denaro ricevuto da
Isacco)
LUCIA
(con maraviglia)
Ma che denaro è questo?
NINETTA
(raccogliendo affannosamente il denaro)
È mio, signora; è mio.
LUCIA
Eh! tu mentisci.
IL PODESTÀ
(al Cancelliere)
Presto, scrivete.
NINETTA
Ve lo giuro;
È mio, è mio signora.
PIPPO
È suo, ve l'a**icuro
Isacco a lei lo diè.
LUCIA, GIANNETTO
FABRIZIO, IL PODESTÀ
(con stupore)
Isacco!
IL PODESTÀ
(a Pippo)
Ed a qual t**olo?
PIPPO
Per certe cianciafruscole
Che a lui pur or vende.
IL PODESTÀ
(ironicamente alla Ninetta)
Per certe cianciafruscole!...
Cioè?
NINETTA
Parlar non posso.
IL PODESTÀ
Caduta sei nel fosso.
GIANNETTO
(con ira al Podestà)
Tacete.
(con passione alla Ninetta)
Scopri il vero.
NINETTA
Non posso!
GIANNETTO
(insistendo con viva passione)
Deh rispondi !
LUCIA
Tu tremi; ti confondi.
NINETTA
Io, no, signora;... io spero...
IL PODESTÀ
(si alza)
Inutile speranza!
Rimedio più non v'è.
NINETTA
(fra sè)
Io perdo la costanza
Che ne sarà di me!
LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO
(fra sè)
Ah questa circostanza
Mi porta fuor di me!
PIPPO
(fra sè)
Oh fiera circostanza!
Io son fuor di me!
IL PODESTÀ
(con visibile gioia, fra sè)
Omai più non t'avanza
Che di venir con me.
GIANNETTO
(con impeto)
Si chiami Isacco.
PIPPO
(in atto di partire)
Subito.
FABRIZIO
(a Pippo che parte immediatamente)
In piazza il troverai.
(Intanto il Podestà esamina il processo)
LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO
Possano tanti guai alfine terminar!
NINETTA
(fra sè)
Oh, padre! Tu lo sai
S'io posso favellar.
IL PODESTÀ
(alla Ninetta)
Quel denaro a me porgete.
NINETTA
(fra sè)
Che pretende? O Numi, aiuto!
(consegna il denaro al Podestà)
IL PODESTÀ
All'Ufficio è devoluto.
(si pone in tasca il denaro)
NINETTA
Oh crudel fatalità!
IL PODESTÀ
(additando la Ninetta, fra sè)
La superbia e l'ardimento
Ti farò ben io passar.
Già vicino è il mio momento
Di godere e trionfar.
NINETTA
(fra sè)
Padre mio, per te mi sento
Questo core a lacerar;
E, per mio maggior tormento,
Non ti posso, oh Dio, giovar!
LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO
(fra sè)
Quel pallor, quel turbamento
Mi fa l'alma in sen tremar:
Ora spero ed or pavento;
Che mai deggio, oh Dio, pensar!
Scena Sesta
ISACCO
(con umiltà)
Isacco chiamaste.
IL PODESTÀ
(ad Isacco additandogli la Ninetta)
Che cosa compraste da lei poco fa?
ISACCO
(t**ubando)
Un solo cucchiaio con una forchetta.
GIANNETTO
(coll'accento della disperazione)
Ninetta! Ninetta!
Tu dunque sei rea?
(fra sè)
Ed io la credea l'istessa onestà!
LUCIA, FABRIZIO, PODESTÀ
(ciascuno con diverso affetto)
Convinta è la rea;
Più dubbio non v'ha.
PIPPO
Ah, s'io prevedea!...
Ma come si fa?
NINETTA
(ad lsacco con risolutezza)
Ov'è la posata?
Mostrate;
(agli altri)
E vedrete.
ISACCO
Che mai mi c***dete?
Venduta l'ho già.
NINETTA
Destin terribile!
IL PODESTÀ
(al Cancelliere dopo avergli parlato all'orecchio)
Ma fate presto.
(Il Cancelliere parte subito)
GIANNETTO
(con impeto ad lsacco)
Quai cifre v'erano?
ISACCO
(dopo aver alquanto pensato)
Eravi un "F" ed un "V" insieme.
NINETTA
(coll'accento della disperazione, fra sè)
Ancora questo!
Le stesse lettere!...
Misera me!
TUTTI
(fuorché il Podestà e Isacco)
Mi sento opprimere;
Non v'è più speme
Sorte più barbara,
Oh Dio, non v'è!
IL PODESTÀ
Bene, benissimo!
Non v'è più speme.
(fra sè)
Tu stessa c***dermi
Dovrai mercé.
GIANNETTO
Ma qual rumore!
TUTTI
(fuorché il Podestà)
La forza armata!
LUCIA, PIPPO
GIANNETTO, FABRIZIO
(al Podestà)
Ah mio signore.
Pietà, pietà!
Scena Settima
(Gregorio alla testa della gente d'arme; molti
abitatori del villaggio e tutti i famigli di Fabrizio)
IL PODESTÀ
(alla gente d'arme, accennando la Ninetta)
In prigione costei sia condotta.
GIANNETTO
(opponendosi alle guardie)
Giuro al cielo! fermate, o temete...
IL PODESTÀ
(alla gente d'arme)
Obbedite.
NINETTA
Gran Dio!
LUCIA, PIPPO, FABRIZIO
(al Podestà supplicandolo)
Sospendete.
IL PODESTÀ
Non lo posso.-
(alla gente d'arme)
I miei cenni adempite.
NINETTA, LUCIA, PIPPO
FABRIZIO, ISACCO, CORO
Oh destin!
(Le guardie circondano la Ninetta)
GIANNETTO
Questo è troppo!
(al Podestà)
Sentite.
IL PODESTÀ
Son sordo.
(fra sè)
Ora è mia, son contento.
Ah sei giunto, felice momento!
Lo spavento piegar la farà.
NINETTA
Mille affetti nel petto mi sento;
Lo spavento gelare mi fa.
FABRIZIO, CORO
Mille furie nel petto mi sento;
LUCIA, PIPPO, GIANNETTO
ISACCO, CORO
Lo spavento gelare mi fa.
NINETTA
Ah Giannetto!
GIANNETTO
Mio ben !...
(I due amanti si abbracciano)
IL PODESTÀ
(alla gente d'arme)
Separateli.
NINETTA, GIANNETTO
Oh crudeli!
TUTTI
(fuorché il Podestà)
Che orrore!
IL PODESTÀ
(alla gente d'arme)
Legatela.
LUCIA, PIPPO
GIANNETTO, FABRIZIO
(al Podestà, supplicandolo)
Ah signore!...
IL PODESTÀ
Non più.
(alla gente d'arme)
Strascinatela.
NINETTA
(a Giannetto, Fabrizio e Lucia)
Io vi lascio!
LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO
Ninetta!
IL PODESTÀ
(con impeto)
Finiamola.
TUTTI
(fuorché Ninetta e il Podestà,
additando il Podestà)
Chi gli vibra un pugnale nel seno!
Vorrei far tutto a brani quel cor.
NINETTA
(a Giannetto, Fabrizio e Lucia)
Ah di me ricordatevi almeno;
Compiangete il mio povero cor.
IL PODESTÀ
(additando la Ninetta, fra sè)
Ah la gioia mi brilla nel seno!
(Il Podestà ed il Cancelliere escono colle genti
d'arme, le quali conducono via la Ninetta,
attraversando la folla de' contadini. Lucia
rimane immobile col viso nascosto nel suo
grembiale. Fabrizio trattiene a forza suo figlio
che vuol correre dietro alla Ninetta.
Pippo e tutti gli altri famigli manifestano la loro
costernazione;e su questo quadro cala il sipario) ATTO III
Scena Prima
(Prigione)
ANTONIO
(additando il carcere di Ninetta)
In quell'orrendo carcere rinchiusa
Geme la poveretta! Ah chi potria
Del misero suo stato
Non sentire pietà? Cara fanciulla,
Io vo' cercare almeno
D'alleviare i tuoi strazi. - Ehi, mia signora
(Antonio dice queste ultime parole aprendo la porta
del carcere di Ninetta, e chiamandola dalla soglia)
NINETTA
(di dentro)
Ahimè!
ANTONIO
Deh! Non temete:
Sono Antonio; sorgete...
(entrando nel carcere),
Venite qui,
(uscendo dal carcere colla Ninetta per mano)
Venite
A respirare, ed a godere almeno
Un po' di luce.
NINETTA
Ah quanto vi son grata!
Scena Seconda
NINETTA
Conoscete voi Pippo?
ANTONIO
Il servo...
NINETTA
Appunto.
Se poteste, di grazia,
Farlo tosto avvertito
Ch'io gli vorrei parlar?
ANTONIO
Uhm! Non saprei...
Vedrem... Procureremo...
(S'ode battere alla porta)
Chi va là?
GIANNETTO
Apritemi!
NINETTA
Qual voce!
ANTONIO
Che volete?
(osservando per lo sportello)
Voi qui, signor Giannetto?
NINETTA
Giannetto!
GIANNETTO
Vi scongiuro,
Apritemi.
ANTONIO
Impossibile.
NINETTA
(prendendo affettuosamente per mano Antonio)
Ah mio benefattor!
ANTONIO
(fra sè)
E chi potrebbe resister mai?
(alla Ninetta affettando serietà)
Restate. -
(fra sè)
Infin che male c'è?
(apre a Giannetto)
Signore, entrate.
Scena Terza
ANTONIO
(riceve da Giannetto una moneta,
e si ritira per la porta onde quegli è entrato)
Oh troppe grazie!
GIANNETTO
(stringendole la mano)
Cara!
NINETTA
Ed è pur vero?
Ah dunque ancora tu non m'hai del tutto
Abbandonata!
GIANNETTO
Abbandonarti? Oh cielo!
Tu sì m'abbandonavi allor... Che dico?
No, no, perdona... io non lo credo... E pure...
Ah, se caro ti sono,
Se veder non mi vuoi morir d'affanno,
Ah togli i dubbi miei,
M'apri il tuo cor, dimmi se rea tu sei.
NINETTA
(con dignità)
Sono innocente.
GIANNETTO
E perché dunque, o cara,
Non ti discolpi?
NINETTA
Perché nulla io posso
Addurre in mia difesa.
Tacer m'è forza, se tradir non voglio
Chi già dall'empia sorte
È percosso abbastanza.
GIANNETTO
Ma sperar non poss'io?...
NINETTA
Vana speranza!
GIANNETTO
(fra sè)
Più non so che pensar! -
(a Ninetta)
Ah mia Ninetta,
Tu sei perseguitata:
Il Podestà crudele
La tua sentenza affretta! Tu conosci
Il rigor delle leggi. Ah! se non parli,
Se il tuo fatale arcano
A nasconder ti ostini,... io tremo! Forse
In questo giorno istesso... Oh giorno orrendo!
NINETTA
Condannata sarò... Non più! T'intendo.
Forse un dì conoscerete
La mia fede, il mio candore:
Piangerete il vostro errore;
Ma quel pianto io non vedrò:
Là fra l'ombre allor sarò!
GIANNETTO
Taci, taci; tu mi fai
L'alma in sen gelar d'orrore.
(fra sè)
No la colpa in sì bel core,
No, ricetto aver non può.
Ed io perderla dovrò!
NINETTA, GIANNETTO
No che la morte istessa
Tanto non fa penar!
Troppo è quest'alma oppressa
Non posso respirar.
Scena Quarta
ANTONIO
(a Giannetto)
O mio signor, partite:
Il Podestà sen viene.
GIANNETTO
(alla Ninetta)
Idolo mio!
NINETTA
(a Giannetto)
Mio bene!
ANTONIO
(alla Ninetta)
E voi tornate al carcere.
NINETTA, GIANNETTO
Crudel necessità!
GIANNETTO
Parto; ma per salvarti
Tutto farò, ben mio.
Spera frattanto.
NINETTA, GIANNETTO
Addio !
Che barbaro dolor!
Più non resisto, o Dio!
Sento mancarmi il cor .
GIANNETTO
O cielo, rendimi
Il caro ben
NINETTA
O cielo rendimi
Al caro ben.
NINETTA, GIANNETTO
O scaglia un fulmine
Che m'arda il sen.
(Giannetto esce; la Ninetta ritorna nel suo carcere)
Scena Quinta
ANTONIO
Ah, destino crudel! Ma perché mai
Tanto rigore questa volta ostenta
Il Podestà?.. No, mormorar non voglio:
Ma qui certo s'asconde un qualche imbroglio.
IL PODESTÀ
Antonio? - Conducetemi
La prigioniera. - No, non fia mai vero
Che a tollerare io m'abbia
Sprezzi e rifiuti.
(ad Antonio che ha condotto la Ninetta)
Andate. -
(fra sè)
All'arte. -
(alla Ninetta)
Orsù, mia povera Ninetta,
T'accosta. A te mi guida
Tenerezza e pietà. Più non rammento
I tuoi torti con me: vorrei salvarti;
Ma come mai, se tutto
Rea ti condanna?
NINETTA
Io rea!
E creder lo potete?
IL PODESTÀ
Ah sì, pur troppo!
NINETTA
Tutto, è vero, congiura a danno mio;
Ma, lo sanno gli Dei, rea non son io.
IL PODESTÀ
E bene, io spero ancor. Tutto tu puoi,
Amabile Ninetta,
Aspettarti da me. Sì, non temere;
Voglio quest'oggi istesso
Toglierti di prigione.
NINETTA
O mio signore,
Se non mi promettete
Che intero mi sarà reso l'onore,
E innanzi agli occhi altrui
Sciolta ritornerò d'ogni sospetto,
Voglio qui rimaner.
IL PODESTÀ
Te lo prometto.
Sì per voi, pupille amate,
Tutto, tutto far desio,
Ma per me, tu pur, ben mio
Qualche cosa devi far.
NINETTA
Chi m'aiuta?
IL PODESTÀ
Sta' tranquilla,
E t'affida a chi t'adora:
Io salvar ti posso ancora
Se t'arrendi al mio pregar.
NINETTA
No giammai.
IL PODESTÀ
Paventa, ingrata!
CORO DI GUARDIE
(di fuori)
Ah Ninetta sventurata!
IL PODESTÀ
(con trasporto)
Quali accenti! Un solo amplesso...
CORO
(entrando)
Radunato è il gran consesso;
Manca solo il Podestà.
(A queste voci esce fuori Antonio,
il qual si tiene in disparte)
IL PODESTÀ
(fra sè)
Oh mia sorte maledetta! -
(alle guardie)
Ho capito; vengo in fretta. -
(alla Ninetta)
Hai sentito? e ancora adesso...
NINETTA
Sì, vi replico lo stesso.
IL PODESTÀ
Ma la morte?
NINETTA
Non la temo.
IL PODESTÀ
Vanne, indegna; ci vedremo:
Quell'orgoglio alfin cadrà.
Udrai la sentenza,
Perdon c***derai;
Ma invan pregherai,
Ma tardi sarà.
CORO, ANTONIO
(fra sè)
Oh ciel, che fia mai!
Sospetto mi dà.
IL PODESTÀ
In odio e furore
Cangiato è l'amore.
Pietà nel mio petto
Più luogo non ha.
(In questo punto s'ode da lontano il suono
de' tamburi qui s'annunzia al popolo che
s'apre la sessione del Tribunale)
CORO
Udiste?
IL PODESTÀ
Vi seguo.
CORO
È questo l'avviso.
IL PODESTÀ
(alla Ninetta)
E bene?
NINETTA
Ho deciso.
IL PODESTÀ
(fra sè)
Qual sorte l'attenda
L'ingrata non sa.
(parte)
CORO, ANTONIO
(fra sè)
Quel torbido aspetto paura mi fa.
(Il coro parte insieme col Podestà)
NINETTA
Ah, barbaro oggetto,
T'invola di qua!
Scena Sesta
ANTONIO
Podestà, Podestà! tu me l'hai fatta.
Le cose questa volta
In regola non vanno.
Ah piaccia al cielo!...
PIPPO
(ad Antonio)
Chiamar voi mi faceste.
(vedendo la Ninetta e correndo verso di lei)
Ah, cara amica!
NINETTA
(a Pippo)
Ho bisogno di te.
ANTONIO
(a Ninetta)
Poche parole,
Vedete: io vo frattanto
A far la sentinella.
(via)
PIPPO
In ciò che posso,
Quel poco ch'io possiedo,
Volentieri ve l'offro.
NINETTA
(togliendosi frattanto dal collo la croce)
Ah no, mio Pippo,
Abusarmi non voglio
Del tuo buon cuor! Solo ti c***do in presto
Tre scudi, che andrai tosto
A portare là dove
Or ti dirò. Questa mia croce in pegno...
PIPPO
Adagio, adagio. Dove
Portar debbo il denaro?
NINETTA
Hai tu presente
Quel grande castagno che si trova dietro
Al vicin colle?...
PIPPO
E che scavato è in modo
Che un uom vi si potrebbe
Quasi, quasi appiattar...
NINETTA
Sì, quello appunto.
Là dentro ti scongiuro
Di riporre il denaro innanzi sera.
PIPPO
(meravigliato)
Dentro il vecchio castagno!...
NINETTA
Sì; ma che niun ti vegga.
PIPPO
(in atto di partire)
Siamo intesi.
NINETTA
Ma Pippo? E questa croce
Che ti scordavi!
PIPPO
Io non mi scordo nulla;
Tenetela, vi prego.
NINETTA
Se la ricusi, non accetto anch'io
L'offerta tua.
PIPPO
Vi sfido.
Ora che so quello che fare io debbo,
Nessun più mi trattiene.
(come sopra)
È pure un gran piacere il far del bene!
NINETTA
(trattenendolo)
Deh pensa che domani,
Oggi fors'anco, non sarà più mio
Quest'ornamento!
PIPPO
Ohibò! Non lo credete:
Esser non può, mel dice il cor:...
tenete.
NINETTA
E ben, per mia memoria
La serberai tu stesso:
Non hai più scuse adesso
Di rifiutarla ancor.
PIPPO
(baciando la croce)
Pegno adorato, ah sempre
Con Pippo tu starai:
Compagno mio sarai
Fin che mi batte il cor.
NINETTA, PIPPO
(fra sè)
Mi cadono le lagrime;
M'opprime il suo dolor!
Un'anima sì tenera
Mi fia presente ognor.
NINETTA
A mio nome, deh consegna
Questo anello al mio Giannetto.
PIPPO
Tanta fede, eguale affetto
Ah veduto mai non ho!
NINETTA
Digli insieme che lui solo
Fino all'ultimo sospiro;
Ma non dirgli che il mio duolo...
Questo core... Ah ch'io deliro!
Il mio ben più non vedrò.
PIPPO
Per carità, cessate!
(in atto di partire)
Sì, sì... Non dubitate...
Tutto farò... dirò.
NINETTA
Non t'obliar.
PIPPO
(vivamente commosso)
Che dite!
Sapete chi son io.
NINETTA
Povero Pippo Addio!...
PIPPO
Addio!...
(fra sè)
Se ancor qui resto
Mi scoppia in seno il cor.
NINETTA
L'ultimo istante è questo
Che ci vediamo ancor.
PIPPO
(fra sè)
Vedo in quegli occhi il pianto
Ma ve' che piango anch'io!
NINETTA
(fra sè)
Vedo in quegli occhi il pianto;
E la cagion son io.
NINETTA, PIPPO
(fra sè)
Dove si trova, oh Dio!
Un più sincero amor?
Addio!... Se ancor qui resto,
Mi scoppia in seno il cor.
(Ninetta entra nel suo carcere, e Pippo se ne parte)
Scena Settima
(Stanza terrena in casa di Fabrizio,
come nell'Atto Primo)
LUCIA
Infelice Ninetta!... Ed è poi certo
Ch'ella sia rea? Qual dubbio!... Il tempo, il luogo,
Le prove, i testimoni, è ver,
La colpa sua fanno evidente
Ma pure, chi sa mai? Forse è innocente.
Scena Ottava
(entra Fernando)
LUCIA
Chi è? - Fernando! oh Dio!
FERNANDO
Mia cara amica
Che nessuno ci ascolti! - Ov'è Ninetta?
LUCIA
Ninetta!... Deh fuggite!
(piange)
FERNANDO
Ma che vuol dir quel pianto?
LUCIA
Ah non m'interrogate!
FERNANDO
Voi mi fate gelar!...
(fra sè)
Entro il castagno
Ancor non pose... Un nero
Presentimento... Che pensare?..
(alla Lucia)
E bene,
Che fa? Deh rispondete!
LUCIA
Ah se sapeste...
Accusata di furto...
FERNANDO
La mia figlia?
LUCIA
Sì, dessa.
FERNANDO
Come?.. Esser non può. Seguite.
LUCIA
Innanzi al tribunale
Forse in questo momento
È giudicata.
FERNANDO
Eterni Dei, che sento!
Accusata di furto... oh, rossore!
Condannata, punita mia figlia?...
Ah qual nube m'ingombra le ciglia!
Freddo il sangue mi piomba sul cor.
Condannata!... Ah si vada, si cerchi...
Ma che fo?... Son confuso, perplesso:
Se mi scopro, oh Dio! perdo me stesso;
Se più tardo, ella forse... Oh spavento!...
Che cimento! che fiero dolor!
(riscuotendosi)
Ah lungi il timore!
Si tenti la sorte:
Coraggio, mio core
Si sprezzi la morte:
La figlia diletta
Si corra a salvar.
Coraggio, mio core;
Vo' tutto arrischiar.
(esce precipitosamente)
LUCIA
Sventurato Fernando!... Ed io pur sono
Di tanto duolo la cagione! Ah possa
A' voti miei secondo
Allontanare il ciel sì ria tempesta!
L'unica grazia ch'io domando, è questa.
(parte)
Scena Nona
(Sala del Tribunale nella Podesteria. Pretore,
giudici, un usciere; il Podestà, Giannetto;
Fabrizio; popolo; guardie alle porte. I giudici
sono a**isi sui loro sedil; in mezzo ad essi è il
Pretore, innanzi al quale è collocato un
tavolino. Il Podestà presente alla sessione,
occupa una sedia a parte. - Da un lato si
vede il popolo spettatore, fra cui si distinguono
Giannetto e Fabrizio. - All'alzarsi della tenda, si
vede l'usciere che va raccogliendo i voti nell'urna.
Una musica tetra annunzia questo terribile
momento. L'usciere, raccolti i voti, consegna
l'urna al Pretore, il quale, trovato che tutte le
palle sono nere, esclama)
IL PRETORE
A pieni voti è condannata.
GIANNETTO
Oh Cielo,
E tu lo soffri?
IL PRETORE
Zitto!
FABRIZIO
(a Giannetto)
Abbi prudenza!
IL PRETORE
(all'usciere, che parte subito)
Venga la rea.
(ad uno dei giudici)
Stendete la sentenza.
I GIUDICI
Tremate, o popoli,
A tale esempio!
Questo è di Temide
L'augusto tempio:
Diva terribile,
Inesorabile
Che in lance pondera
L'umano oprar:
Il giusto libera,
Protegge e vendica;
Ma sempre il fulmine
Sovra il colpevole
Giunge a scagliar.
Scena Decima
(Ninetta e detti. Ninetta entra accompagnata da
alcune guardie che subito si ritirano e preceduta
dall'usciere, il quale le indica il luogo ove ella
debba fermarsi)
IL PRETORE
Infelice donzella,
Omai più non vi resta
Che sperare nel ciel.
(facendosi dare la sentenza
dal giudice che l'ha stesa)
Signor, porgete
"Considerando che la nominata
Ninetta Villabella è rea convinta
Di domestico furto; a pieni voti,
Ed a tenor delle vigenti leggi,
Il regio Tribunale
La condanna alla pena capitale."
TUTTI
(fuorché il Pretore ed i Giudici)
Ahi qual colpo!... Già d'intorno
Ulular la morte ascolto:
in ogni già dipinto volto
nel suo miro il duolo ed il terror!
GIANNETTO
(slanciandosi verso i giudici)
Aspettate; sospendete:
Voi punite un'innocente
Un arcano, ah non sapete!
La meschina chiude in cor.
TUTTI
(eccetto il Pretore ed i Giudici)
Un arcano!
I GIUDICI
(alla Ninetta)
E ben, parlate.
NINETTA
Rispettate il mio silenzio.
GIANNETTO
Ah Ninetta!
PIPPO, FABRIZIO
Palesate.
NINETTA
Non crescete il mio dolor!
IL PODESTÀ
(fra sè)
Maledico il mio furor.
GIANNETTO, FABRIZIO
Mi si spezza a brani il cor!
I GIUDICI
(alle guardie)
Ella tace: e ben, sia tratta al supplizio.
Scena Undicesima
FERNANDO
(che entra impetuosamente)
Ah no! Fermate .
NINETTA
Voi qui, padre?
GIANNETTO, FABRIZIO, IL PODESTÀ
Chi vegg'io?
FERNANDO
(a' giudici)
Vengo a voi col sangue mio
La mia figlia a liberar.
NINETTA
(fra sè)
Infelice! Possa il cielo
I suoi giorni almen serbar!
FERNANDO
I miei sforzi ed il mio zelo
Possa il cielo coronar!
GIANNETTO, FABRIZIO
Oh coraggio! Possa il cielo
Tanto zelo secondar!
IL PODESTÀ
(alzatosi)
Signori; è quello, è quello
Il disertor che preme:
Ecco gl'indizi, e insieme
Vi troverete l'ordine
Di farlo imprigionar!
(consegna al Pretore un foglio)
I GIUDICI
Guardie.
NINETTA, GIANNETTO, FABRIZIO
Gran Dio!
I GIUDICI
Fermatelo.
(Le guardie circondano Fernando)
NINETTA, GIANNETTO, FABRIZIO
Oh cielo! E fia pur vero?
FERNANDO
Son vostro prigioniero;
Il capo mio troncate:
Ma il sangue risparmiate
D'un innocente vittima
Che non si sa scolpar.
I GIUDICI
La sentenza è p***unziata;
Più nessun la può cambiar.
FERNANDO
Ma dunque?...
I GIUDICI
L'uno in carcere,
E l'altra sul patibolo.
La legge è inalterabile;
Il reo perir dovrà.
NINETTA, GIANNETTO, FERNANDO
FABRIZIO IL PODESTÀ
Che abisso di pene!
Mi perdo, deliro.
Più fiero martiro
L'Averno non ha.
Un padre, una figlia
Tra' ceppi, alla scure!...
A tante sciagure
Chi mai reggerà!
I GIUDICI
Guardie, olà.
FABRIZIO, GIANNETTO
Più non poss'io tollerar...
FABRIZIO, GIANNETTO
FERNANDO, IL PODESTÀ
Son fuor di me!
NINETTA
Che faceste, padre mio!
Per voi solo io vado a morte;
E voi stesso alle ritorte
Volontario offrite il piè.
FERNANDO
Che dicesti?
FERNANDO, GIANNETTO, FABRIZIO
Parla; spiegati.
I GIUDICI
Via, si tronchi ogni dimora;
Alla carcere, al supplizio.
NINETTA
(in atto di volere da lui un amplesso)
Ah mio padre, in pria ch'io mora!...
FERNANDO
Figlia! -
(ai satelliti che lo trattengono)
Barbari, lasciatemi.
I GIUDICI
(ai satelliti, i quali fanno subito per
strascinar via Ninetta e Fernando)
Eseguite.
NINETTA, FERNANDO
Oh Dio, soccorso!
GIANNETTO, FABRIZIO
Ah Ninetta!
IL PODESTÀ
(fra sè)
Qual rimorso!
NINETTA
Mio Giannetto! mio Fabrizio!
I GIUDICI
(ai satelliti)
Alla carcere; al supplizio.
TUTTI
(fuorché il Pretore ed i Giudici)
Ah neppur l'estremo amplesso!
Questa è troppa crudeltà.
Sino il pianto è negato al mio ciglio
Entro il seno s'arresta il sospir.
Dio possente, mercede, consiglio!
Tu m'aita il mio fato a soffrir.
I GIUDICI, IL PODESTÀ
(fra sè)
Ah già il pianto mi spunta sul ciglio!
Tanto strazio mi fa impietosir.
Ma la legge non ode consiglio;
Noi dobbiamo alla legge ubbidir.
(Le guardie dall'una parte conducono Fernando
alla carcere dall'altra la Ninetta al luogo del
supplizio. Il Pretore, i giudici ed il Podestà si
ritirano. Tutti gli altri partono costernati.)
Scena Dodicesima
(Piazza del villaggio. Alla destra dello spettatore si
vede il campanile ed una parte della c***sa: verso
la cima del campanile sporge in fuori un piccolo
ponte ad uso di far delle riparazioni. - Alla sinistra
è collocata la porta maggiore della podesteria. Al
di là della podesteria c'è una contrada, e dirimpetto
un'altra che mette dietro alla c***sa. Parimenti alla
sinistra, si vede una piccola porta, che è quella
dell'orto della casa di Fabrizio)
LUCIA
(uscendo dalla c***sa)
Ora mi par che il core
Sia meno oppresso.
Ah, se benigno il Cielo
Le preci udì dell'alma mia pentita
No, l'infelice non sarà punita.
A questo seno
Resa mi fia;
Qual figlia mia
Io l'amerò
Saprò corregger
I miei trasporti,
Gli antichi torti
Riparerò.
(entra nella propria casa per la porta dell'orto)
Scena Tredicesima
ERNESTO
Che razza di villaggio!
Neppure un cane che additar mi possa
L'abitazion di questo Podestà,
E quella di Fabrizio... Ah spero bene
Di ritrovarvi ancora
Il mio caro Fernando. Oh quanta gioia
Ei proverà vedendo
Il suo fedele Ernesto, ed ascoltando
La felice notizia!... - Il ciel ti arrida,
O clemente mio Re, che la sua grazia
Col tuo nome segnasti!
(Si vede arrivar Pippo dal fondo della piazza)
Ah finalmente
Ecco un uomo: egli certo saprà dirmi...
(a Pippo)
Amico, una parola: ov'è la casa
Del Podestà?
PIPPO
La casa sua? Guardate:
Laggiù, dopo il palazzo
C'è una contrada; entrate: alla sinistra
La prima porta.
ERNESTO
E quella di Fabrizio?
PIPPO
Dopo breve tratto
Vien essa; ed è la quarta appunto.
ERNESTO
Grazie.
(parte)
Scena Quattordicesima
PIPPO
Ora che nel castagno
Ho riposto il denaro, veder bramo
Quanto mi avanza ancor. -
(siede sovra una panchina di sasso presso
l'orto di Fabrizio, e conta il suo denaro)
Sono più ricco
Di quel che mi credeva... Ah questa lira,
Nuova di zecca me la diè Ninetta
Un certo giorno;... dunque a parte: insieme
Tu starai colla croce.
(mette a parte la lira, e in questo momento
compare la gazza sulla porta dell'orto.)
Ah brutta diavola,
Che fai lì? Se ti colgo...
GIORGIO
Con chi l'hai?
PIPPO
(alzandosi, e raccogliendo il denaro)
Con quella gazza infame.
Oh! ecco Antonio.
(ad Antonio)
E ben, che nuove abbiamo?
E la Ninetta?
ANTONIO
(piangendo)
Ahimè! Tutto è finito.
PIPPO
Podestà scellerato!
(Qui, la gazza discende sulla panchina, rapisce la
lira messa in disparte e se ne vola sul campanile)
GIORGIO
(additandogli la gazza)
Oh guarda, guarda.
PIPPO
Briccona! E giustamente
Rubarmi la moneta
Che tanto mi premeva. - Ah birba, birba!
Eccola là sul ponte. Oh se potessi
Arrampicarmi, forse
Troverei la mia lira. Vo' provarmi.
ANTONIO
Andiamo insiem.
PIPPO
Gazzaccia maledetta!
(Pippo e Antonio corrono via)
GIORGIO
Ah, ahà, non correr tanto che ti aspetta.
Scena Quindicesima
(Ninetta in mezzo alla gente d'arme; contadini, e
Giorgio che s'è ritirato in un angolo e ch'esprime
il suo dolore. Alcuni satelliti fanno riparo alla calca
de' contadini nel fondo; Ninetta in mezzo ad altre
genti d'arme discende dalla gradinata della
podesteria e s'avvia lentamente verso la contrada
che gira dietro alla c***sa; essa è preceduta e
seguita dagli abitatori del villaggio)
CORO
Infelice, sventurata
Ti rassegna alla tua sorte
No, crudel non è la morte
Quando è termine al martir.
NINETTA
(soffermandosi davanti alla c***sa)
Deh tu reggi in tal momento
Il mio cor, pietoso Iddio!
Deh proteggi il padre mio,
E ti basti il mio morir!
(ai satelliti)
Or guidatemi alla morte
Si finisca di soffrir.
CORO, GIORGIO
Ah farebbe la sua sorte
Anche un sasso intenerir!
(La Ninetta prosegue il suo cammino, seguita dal
popolo, e ben tosto si toglie agli sguardi degli
spettatori. - Terminata la funebre marcia, Giorgio
attraversa la scena lentamente e costernato)
Scena Sedicesima
PIPPO
(sul ponte del campanile, tirando a sé qualche
cosa da un buco in cui egli aveva intruso il
braccio. Intanto la gazza è volata via)
Giorgio, Giorgio? oh me felice!
GIORGIO
E così, che cosa è stato?
PIPPO
Tutto, tutto ho ritrovato:
Guarda, guarda;
(mostrandogli la posata)
Avvisa, grida. -
ANTONIO
Non lasciamola ammazzar!
GIORGIO
Sei tu pazzo?
PIPPO, ANTONIO
(vedendo da lungi il convoglio,
e gridando a tutta voce)
Olà, fermate;
Dove andate? cosa fate?
Non mi vogliono ascoltar.
PIPPO
Inumani, andrò ben io...
(Pippo e Antonio rientrano nel campanile)
GIORGIO
Ti compiango, amico mio:
Il cervello se n'è andato.
(Pippo e Antonio suonano
una campana a tutta forza)
Che fracasso indiavolato!
Oh che pazzo da legar!
GIANNETTO
(uscendo precipitosamente dall'orto)
Che vuol dir?
FABRIZIO, LUCIA
(idem, e dietro loro alcuni famigli)
Che cosa avvenne?
ANTONIO, PIPPO
(ricomparendo sul ponte)
Innocente è la Ninetta!
TUTTI
(fuorché Pippo e Antonio)
Innocente!
PIPPO, ANTONIO
Innocentissima!
PIPPO
Il cucchiaio, la forchetta,
La mia lira, è tutto qua.
ANTONIO
Quella gazza maledetta
Fu la ladra.
LUCIA, GIANNETTO
FABRIZIO, GIORGIO
Giusto cielo!
LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO
GIORGIO, CORO
Caso eguale non si dà.
PIPPO
Padrona, spiegate
Il vostro grembiale.
(Pippo getta giù la posata nel grembiale della Lucia)
GIANNETTO, FABRIZIO
È mirate:
(l'uno prende subitamente la forchetta, e
l'altro il cucchiaio, che mostrano alla Lucia)
GIANNETTO, FABRIZIO, CORO
Il colpo fatale corriamo a impedir.
LUCIA, PIPPO, ANTONIO, GIORGIO
Il colpo fatale correte a impedir.
(Fabrizio e Giannetto, colla posata, corrono via, e
dietro ad essi i famigli. - Pippo e Antonio rientrano
nel campanile e suonano di nuovo a martello)
Scena Diciassettesima
IL PODESTÀ
Che scampanare è questo!
Che cosa è mai successo?
LUCIA
(correndogli incontro)
Del mio piacer l'eccesso
Non vi saprei spiegar.
IL PODESTÀ
Io non capisco niente.
LUCIA
La povera Ninetta pur troppo era innocente.
(a Giorgio e al Podestà)
Ah cari amici miei,
Andiamola a incontrar.
GIORGIO
Andiamola a incontrar.
IL PODESTÀ
Mi sembra di sognar.
(Mentre la Lucia insieme con Giorgio fa per
incamminarsi, s'ode di lontano una scarica di
fucili. - Pippo ed Antonio sul campanile stanno
osservando attentamente verso la campagna)
LUCIA
Ah! qual rimbombo! Oh Dei!
È morta, è morta.
(s'abbandona svenuta tra le braccia di Giorgio)
IL PODESTÀ
Oh cielo!
Qual fremito! qual gelo
Mi piomba sovra il cor!
PIPPO, ANTONIO
Io la vedo! Viene, viene!.
Qual trionfo! Oh benedetta!
CORO
(di dentro)
Viva, viva la Ninetta,
La sua fede, il suo candor!
IL PODESTÀ, GIORGIO
Oh che sento!
GIORGIO
(alla Lucia che s'è riscossa)
Avete udito?
ALCUNI FAMIGLI, ANTONIO, PIPPO
Viene, viene: non temete.
LUCIA
Dite il vero?
ANTONIO, PIPPO, I FAMIGLI
La vedrete.
IL PODESTÀ
Ma lo sparo?
ANTONIO, PIPPO, I FAMIGLI
Fu allegria.
ANTONIO, PIPPO, I FAMIGLI
Ecco, ecco!
Scena Diciottesima
(I suddetti, Ninetta, Fabrizio, Giannetto abitanti,
genti d'arme; e poscia Ernesto con Fernando. La
Ninetta è a**isa sopra un carro adornato
all'infretta di rami e di fiori, e tratto da alcuni
contadini. Giannetto, Fabrizio ed altri contadini
le fanno corteggio. Diversi contadinelli si
arrampicano qua e là per vedere)
LUCIA
(correndo incontro alla Ninetta)
Figlia mia!
GIANNETTO
(leggendo ciò che sta scritto in
una carta ch'egli consegna al Podestà)
"Si rilasci la Ninetta."
Questa è mano del Pretor.
LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO
Quando meno il cor l'aspetta
Sembra il giubilo maggior.
IL PODESTÀ
(fra sè)
Quanto costa una vendetta!
Di rimorsi ho pieno il cor.
GIORGIO, PIPPO, ANTONIO, CORO
Viva, viva la Ninetta
La sua fede, il suo candor!
(Pippo e Antonio discendono dal campanile)
NINETTA
Queste grida di letizia
Danno tregua al mio tormento:
Ma il mio cor non è contento;
Ma con voi, miei fidi amici
No, gioir non posso ancor!
LUCIA, GIANNETTO, FABRIZIO
Mia Ninetta, che mai dici?
È svanito ogni timor.
NINETTA
No, no!... Dov'è mio padre?...
Nessun risponde: oh Dio!
FERNANDO
(comparendo improvvisamente
accompagnato da Ernesto)
Cor mio, sì, vive, e a te sen vola;
(abbracciando la figlia)
Sempre con te sarà.
NINETTA
Ah padre! Or sì che oblio
Tutti i passati guai:
Ah che perfetta è omai
La mia felicità!
TUTTI
(fuorché il Podestà)
Ah chi provato ha mai egual felicità!
IL PODESTÀ
(accennando a Fernando)
Ma in che modo fu costui
Dal suo carcer liberato?
FERNANDO
Per un ordine firmato
Dal monarca mio signor.
(Ernesto ne fa testimonianza co' suoi cenni)
TUTTI
(fuorché il coro e il Podestà)
Viva il Principe adorato
Che sol regna coll'amor!
IL PODESTÀ
(fra sè)
Son confuso, strabiliato;
Di me stesso sento, orror.
CORO
(additando il Podestà)
È confuso, strabiliato,
E già cambia di color.
NINETTA
E il buon Pippo? Non lo vedo.
PIPPO
(accorrendo verso la Ninetta, la quale gli fa
grande accoglienza; dietro ad esso viene Antonio)
Cara amica, sono qua.
LUCIA
(unendo la mano di Ninetta con quella di Giannetto)
Mia Ninetta, ecco il tuo sposo.
NINETTA, FERNANDO, GIANNETTO
Oh momento avventuroso!
LUCIA
Ma perdona alla Lucia!
(Ninetta e Giannetto l'abbracciano)
FABRIZIO
Brava, brava moglie mia!
NINETTA, GIANNETTO
Ah mio ben, fra tanto giubilo
Sento il cor dal sen balzar.
TUTTI
(fuorché il Podestà)
Una scena così tenera
Fa di gioia lagrimar.
IL PODESTÀ
(fra sè)
Una scena così tenera
Mi costringe a lagrimar.
NINETTA, GIANNETTO
FERNANDO, PIPPO
Ecco cessato il vento
Placato il mare infido:
Salvi siam giunti al lido;
Alfin respira il cor.
IL PODESTÀ
(fra sè)
Sordo sussurra il vento,
Minaccia il mare infido:
Tutti son giunti al lido;
lo son fra l'onde ancor.
TUTTI
(fuorché il Podestà)
In gioia ed in contento
Cangiato è il mio timor.
IL PODESTÀ
(fra sè)
D'un tardo pentimiento
pavento, oh Dio, l'orror!
ACTO I
Escena Primera
(Amplio corral en la casa de Frabricio.
Pórtico rústico con un arco por encima.
Una jaula abierta colgada de la pared
en cuyo interior hay una urraca. Al fondo,
en el centro, una puerta con cancela
por la que se entra al corral)
CORO
¡Oh, qué afortunado día!
¡Oh, qué alegría disfrutaremos!
PIPPO
Después de meses y meses
de guerra y prohibiciones,
por fin podrá volver a ver el patrón
a sus parientes.
CORO, PIPPO
¡Ven, ven, amo!
TODOS
¡Ven con nosotros, amado Giannetto!
¡Oh, que afortunado día!
¡Oh, qué alegría disfrutaremos!
LA URRACA
¡Pippo! ¡Pippo!
PIPPO
¿Quién me ha llamado?
CORO
(viendo a la urraca, se burlan de Pippo)
No sé nada... ¡ja, ja, ja!
LA URRACA
¡Pippo!
PIPPO
¿Otra vez?
CORO
(señalando a la urraca)
¡Mira quien ha sido!
PIPPO
¡Maldita urraca malnacida,
deja que te coja!
LA URRACA
¡Pippo! ¡Pippo!
PIPPO
¡Cállate ya!
CORO
(Burlándose de Pippo
¡Pippo! ¡Pippo! ¡Ja, ja, ja!
LUCÍA
¿Qué hacéis, vagos?
¿As