Mimì
(È un po' t**ubante, poi si decide a parlare; sempre seduta.)
Sì.
Mi chiamano Mimì,
ma il mio nome è Lucia.
La storia mia
è breve. A tela o a seta
ricamo in casa e fuori...
Son tranquilla e lieta
ed è mio svago
far gigli e rose.
Mi piaccion quelle cose
che han sì dolce malìa,
che parlano d'amor, di primavere,
di sogni e di chimere,
quelle cose che han nome poesia...
Lei m'intende?
Rodolfo
(commosso)
Sì.
Mimì
Mi chiamano Mimì,
il perché non so.
Sola, mi fo
il pranzo da me stessa.
Non vado sempre a messa,
ma prego a**ai il Signore.
Vivo sola, soletta
là in una bianca cameretta:
guardo sui tetti e in cielo;
ma quando vien lo sgelo
il primo sole è mio
il primo bacio dell'aprile è mio!
Germoglia in un vaso una rosa...
Foglia a foglia la spio!
Cosi gentile
il profumo d'un fiore!
Ma i fior ch'io faccio, ahimè! non hanno odore.
Altro di me non le saprei narrare.
Sono la sua vicina
che la vien fuori d'ora a importunare.
Schaunard
(dal cortile)
Ehi ! Rodolfo !
Colline
Rodolfo !
Marcello
Olà. Non senti?
(Alle grida degli amici, Rodolfo s'impazienta.)
Lumaca !
Colline
Poetucolo !
Schaunard
Accidenti
al pigro!
(Sempre più impaziente, Rodolfo a tentoni si avvia alla finestra e l'apre spingendosi un poco fuori per rispondere agli amici che sono giù nel cortile: dalla finestra aperta entrano i raggi lunari, rischiarando così la camera.)
Rodolfo
(alla finestra)
Scrivo ancor tre righe a volo.
Mimì
(avvicinandosi un poco alla finestra)
Chi sono?
Rodolfo
(a Mimì)
Amici.
Schaunard
Sentirai le tue.
Marcello
Che te ne fai lì solo?
Rodolfo
Non sono solo. Siamo in due.
Andate da Momus, tenete il posto,
ci saremo tosto.
(Rimane alla finestra, onde a**icurarsi che gli amici se ne vanno.)
Marcello, Schaunard e Colline
(allontanandosi)
Momus, Momus, Momus,
zitti e discreti andiamocerle via.
Momus, Momus, Momus, il poeta
trovò la poesia.
(È un po' t**ubante, poi si decide a parlare; sempre seduta.)
Sì.
Mi chiamano Mimì,
ma il mio nome è Lucia.
La storia mia
è breve. A tela o a seta
ricamo in casa e fuori...
Son tranquilla e lieta
ed è mio svago
far gigli e rose.
Mi piaccion quelle cose
che han sì dolce malìa,
che parlano d'amor, di primavere,
di sogni e di chimere,
quelle cose che han nome poesia...
Lei m'intende?
Rodolfo
(commosso)
Sì.
Mimì
Mi chiamano Mimì,
il perché non so.
Sola, mi fo
il pranzo da me stessa.
Non vado sempre a messa,
ma prego a**ai il Signore.
Vivo sola, soletta
là in una bianca cameretta:
guardo sui tetti e in cielo;
ma quando vien lo sgelo
il primo sole è mio
il primo bacio dell'aprile è mio!
Germoglia in un vaso una rosa...
Foglia a foglia la spio!
Cosi gentile
il profumo d'un fiore!
Ma i fior ch'io faccio, ahimè! non hanno odore.
Altro di me non le saprei narrare.
Sono la sua vicina
che la vien fuori d'ora a importunare.
Schaunard
(dal cortile)
Ehi ! Rodolfo !
Colline
Rodolfo !
Marcello
Olà. Non senti?
(Alle grida degli amici, Rodolfo s'impazienta.)
Lumaca !
Colline
Poetucolo !
Schaunard
Accidenti
al pigro!
(Sempre più impaziente, Rodolfo a tentoni si avvia alla finestra e l'apre spingendosi un poco fuori per rispondere agli amici che sono giù nel cortile: dalla finestra aperta entrano i raggi lunari, rischiarando così la camera.)
Rodolfo
(alla finestra)
Scrivo ancor tre righe a volo.
Mimì
(avvicinandosi un poco alla finestra)
Chi sono?
Rodolfo
(a Mimì)
Amici.
Schaunard
Sentirai le tue.
Marcello
Che te ne fai lì solo?
Rodolfo
Non sono solo. Siamo in due.
Andate da Momus, tenete il posto,
ci saremo tosto.
(Rimane alla finestra, onde a**icurarsi che gli amici se ne vanno.)
Marcello, Schaunard e Colline
(allontanandosi)
Momus, Momus, Momus,
zitti e discreti andiamocerle via.
Momus, Momus, Momus, il poeta
trovò la poesia.