Serie di istantanee bruciate
Sul mare di Roma, bianco come il latte
Uomini e donne grasse al sole
Come carne da macero
Palazzi abusivi di cemento
Grigio come la sabbia di Roma capitale
Di un paese vuoto di notte
I ragazzi di vita
Immagini di gente comune e feroce
La pancia si riempie e la mente è più veloce
E sempre più vuota
Rifiuta di accettare, sforzati di capire
In molti fotogrammi le facce di gesso, di terra, di ferro
Della gente che cambia
Con il radiogiornale, la televisione accesa
Nel profondo del cuore un popolo diverso
Eppure solo e sempre uguale a sé stesso
Fra mucchi di immondizia colorata con un pallone sgonfio
Che rimbalza male e poi
Rimane lo scontro, si moltiplica il bisogno di Dio
Ma non serve ad evitare che le belle bandiere
Smettano di sventolare e poi
Comincia il processo alla classe dirigente
O forse era solo uno scherzo
Le piazze mezze piene e mezze vuote con milioni di facce
Di mani divise nella lotta e poi
Si sparge la notizia del massacro finale
Nel parcheggio vuoto con le gomme che stridono di caldo
E ci restano le immagini e le frasi unte, di petrolio
Preservare l'immagine
Restare sereni
Riconoscere l'essenza delle cose
Rifiutare di svendere
Comincia il viaggio per le strade e le piazze di Roma
La macchina sportiva bianca che si muove sul selciato
Gli occhiali con la montatura nera
E la delicatezza nello sguardo più dolce e più serio che mai
Le pagine diventano pensieri, corsivi di vie nuove le risposte a operai e muratori che cercano sé stessi scavando nella calce dello stomaco. I prati polverosi, le magliette a righe in bianco e nero e Laura Betti grassa e vera e silenziosa che guarda il parcheggio vuoto e il corvo che saltella sul sentiero e racconta sempre la verità più semplice. Il senso di disarmo, felice e umano, senza impalcature mentali, la coerenza di un paese sull'orlo della perdita totale di ogni difesa immunitaria, la forca solitaria per chiunque abbia dentro un istinto diverso e i suoi stessi compagni che voltano la testa per non vedere il sacrificio umano, ancora fotogrammi, ancora parole, ancora facce e gesti normali e universali e dolci e violenti, rifiuti e uomini contenti per una giornata al mare tra i mucchi di rifiuti e le radio che urlano sapori di sale e risultati elettorali sempre uguali
Centoventi difficili giorni nel parcheggio vuoto
Sul mare di Roma, bianco come il latte
Uomini e donne grasse al sole
Come carne da macero
Palazzi abusivi di cemento
Grigio come la sabbia di Roma capitale
Di un paese vuoto di notte
I ragazzi di vita
Immagini di gente comune e feroce
La pancia si riempie e la mente è più veloce
E sempre più vuota
Rifiuta di accettare, sforzati di capire
In molti fotogrammi le facce di gesso, di terra, di ferro
Della gente che cambia
Con il radiogiornale, la televisione accesa
Nel profondo del cuore un popolo diverso
Eppure solo e sempre uguale a sé stesso
Fra mucchi di immondizia colorata con un pallone sgonfio
Che rimbalza male e poi
Rimane lo scontro, si moltiplica il bisogno di Dio
Ma non serve ad evitare che le belle bandiere
Smettano di sventolare e poi
Comincia il processo alla classe dirigente
O forse era solo uno scherzo
Le piazze mezze piene e mezze vuote con milioni di facce
Di mani divise nella lotta e poi
Si sparge la notizia del massacro finale
Nel parcheggio vuoto con le gomme che stridono di caldo
E ci restano le immagini e le frasi unte, di petrolio
Preservare l'immagine
Restare sereni
Riconoscere l'essenza delle cose
Rifiutare di svendere
Comincia il viaggio per le strade e le piazze di Roma
La macchina sportiva bianca che si muove sul selciato
Gli occhiali con la montatura nera
E la delicatezza nello sguardo più dolce e più serio che mai
Le pagine diventano pensieri, corsivi di vie nuove le risposte a operai e muratori che cercano sé stessi scavando nella calce dello stomaco. I prati polverosi, le magliette a righe in bianco e nero e Laura Betti grassa e vera e silenziosa che guarda il parcheggio vuoto e il corvo che saltella sul sentiero e racconta sempre la verità più semplice. Il senso di disarmo, felice e umano, senza impalcature mentali, la coerenza di un paese sull'orlo della perdita totale di ogni difesa immunitaria, la forca solitaria per chiunque abbia dentro un istinto diverso e i suoi stessi compagni che voltano la testa per non vedere il sacrificio umano, ancora fotogrammi, ancora parole, ancora facce e gesti normali e universali e dolci e violenti, rifiuti e uomini contenti per una giornata al mare tra i mucchi di rifiuti e le radio che urlano sapori di sale e risultati elettorali sempre uguali
Centoventi difficili giorni nel parcheggio vuoto